Passa ai contenuti principali

Entrando nel luogo della riunione, affannato, andavo trovando parole ed espressioni facciali per esprimere il mio rammarico e la mia umiliante mancanza. E invece, sorpresa! Non avevano ancora cominciato. Molti non erano ancora arrivati. Avevo confuso l’orario dell’appuntamento: alle 11,30 anziché alle 10. Ero in anticipo.
Invece di dovermi scusare e giustificare, saluti e abbracci. Ho goduto un sollievo inaspettato e una pace sconcertante. Emotivamente destabilizzato ma incredibilmente riconciliato con tutto e tutti.
Non è lontana da questa “destabilizzazione” l’esperienza della salvezza. Ce la racconta anche Gesù nella parabola del figlio prodigo e del padre misericordioso. Il primo che mentre torna a casa, fallito, cerca le parole adatte per giustificarsi e, per tutto il viaggio, va ripetendosi il discorso preparato. Il secondo, che, da sempre, è ansioso di abbracciare il figlio perduto, per ripetergli tutto il suo amore.
Commenta papa Francesco: “La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa!”.
Tornando all’esperienza della confusione di orario, mi chiedo cosa sarebbe accaduto se avessi pensato: ormai sono in ritardo abissale, meglio non presentarmi affatto. Quanti “ormai” condizionano le nostre scelte e la vita? Ho scoperto, invece, che con Dio vale sempre “ancora”. Perché è sempre il tempo della Speranza e mai della rassegnazione, della Misericordia e mai della colpa o della condanna.
A volte lo dimentichiamo o ce lo nascondiamo. Perché è più facile giudicare che amare. Sentirsi in colpa, anziché fare scelte nuove. Dire “ormai”, piuttosto che “ancora”.
Il tempo è senza fine nelle tue mani,
mio signore.
Non c’è nessuno che conti le tue ore.
Passano i giorni e le notti,
le stagioni sbocciano e appassiscono
come fiori. Tu sai attendere.
I tuoi secoli si susseguono
per perfezionare un piccolo fiore di campo.
Noi non abbiamo tempo da perdere,
e non avendo tempo dobbiamo affannarci
per non perdere le nostre occasioni.
Siamo troppo poveri per arrivare in ritardo.
E così il tempo passa, mentre io lo dono
a ogni uomo querulo che lo richiede,
e il tuo altare è del tutto vuoto.
Alla fine del giorno m’affretto
per paura che la tua porta sia chiusa;
e invece c’è ancora tempo.

(Rabindranath Tagore, Il tempo)

Commenti