Eutanasia: la morte non viaggia così a gonfie vele…
Negli Stati Uniti si fa un gran parlare di tutti gli Stati federati che hanno legalizzato l’eutanasia (o il suicidio assistito).
Serve a ammansire l’opinione pubblica: se lo fanno tutti, che male c’è? (e questo vale anche per l’Italia).
Invece no. Bisogna anche far sapere dei moltissimi Stati in cui le leggi mortifere  sono state respinte o le proposte di eutanasia sono state insabbiate.
Negli USA, è vero che molti Stati hanno legalizzato l’eutanasia (o il suicidio assistito): dopo Oregon, Vermont, Washington e Montana, l’anno scorso è stata la volta di Colorado, del Distretto di Columbia e della California.
Ma di contro Indiana, Mississippi, New Mexico, Tennessee, Hawaii, Maryland, Utah e Wyoming hanno bocciato o bloccato le proposte di legalizzazione dell’eutanasia avanzate dal partito mortifero.
Certamente coloro che si oppongono alla cultura della morte devono rimanere attivamente coinvolti in qualche modo: devono informarsi e formarsi per parlare a favore della vita, ciascuno nell’ambiente che frequenta. Devono dare sostegno alle organizzazioni come la nostra  che hanno fatto, stanno facendo e continuano a fare propaganda per la vita e per svelare le trame dei mortiferi: il lavoro è immenso.
A livello culturale, poi, bisogna contrastare l’edonismo imperante: il dolore e la sofferenza sono un male, ma sono un male che si può combattere e anche superare in una dimensione umana e solidale (per non parlare di chi ha la grazia della fede) che  riconosce piena dignità anche a chi soffre:
Non si elimina il dolore togliendo di mezzo il sofferente!
La bellezza e la dignità della vita, dal momento del concepimento fino al momento della morte naturale è oggettiva. Bisogna che impariamo a vederla, con gli occhi del cuore che sanno guardare all’essenziale.
Redazione
Fonte: LifeSiteNews

Commenti