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Gesù calpestato tra Forza Nuova e il prete "rosso"
di Andrea Zambrano
Tra il prete innamorato dei migranti e gli attivisti di Forza Nuova che irrompono in chiesa, il più dimenticato è stato il padrone di casa. Non ci sono attenuanti per la veemenza di stampo squadrista che Forza Nuova ha messo in campo presentandosi alla messa di Vicofaro (Pistoia) per vigilare sulle parole immigrazioniste spinte del parroco don Massimo Biancalani, ma anche il sacerdote, che è finito comodamente nella parte della vittima, non sembra aver dato prova di saggezza pastorale. 
La vicenda di Vicofaro è uno di quei classici polveroni all’italiana dove si polarizza l’opinione pubblica, ma alla fine del clamore che cosa resta? Una grande amarezza per come è stata utilizzata una chiesa durante la Santa Messa. E di questo si deve incolpare certamente Forza Nuova, ma dalle parole che il sacerdote scrive su Facebook viene da chiedersi oggettivamente e con rispetto parlando, in che cosa creda il reverendo. 
La vicenda è quella di cui ha parlato anche la stampa estera. A Vicofaro c’è un parroco di stampo molto progressista. Ospita migranti e richiedenti asilo, si prende diverse multe dalla Prefettura perché non rispetta le regole dell’accoglienza e, stando ad alcuni giornali ha una passione così spinta per i migranti richiedenti asilo (ma come sappiamo sono solo una risibile percentuale quelli che sono davvero rifugiati) che i suoi parrocchiani lo hanno abbandonato perché non si occupa della dottrina né della cura d’anime, tutto intento a ospitare e ospitare. Papa Francesco aveva detto che la Chiesa non è una ong. Lui invece sta dalla parte di Medici Senza Frontiere che non firma il codice di condotta.
Vabbè, non è il primo. Il caso nazionale scoppia quando il sacerdote pubblica su Facebook una foto con alcuni africani in piscina: “Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti sono i miei nemici”. Già il fatto che un prete definisca nemico chi non ha la sua sensibilità umanitaria bollandolo di razzista e fascista, è sintomatico e preoccupante. 
Ma anche qui siamo ancora una volta nella categoria del già visto. Il non visto ancora, invece, è la reazione. Quei fascisti di Forza Nuova, e li chiamiamo così perché all’appellativo di fascisti hanno reagito loro e non altri, hanno criticato il prete annunciando di voler vigilare sulle sue parole persino a messa. Sembra che lo abbiano fatto per una questione di puntiglio perché anche tra i fascisti ci sono dei cattolici.
Non discutiamo, però a nessuno di loro dovrebbe venire in mente di andare a controllare le parole di un prete in chiesa mentre celebra il Santo Sacrificio incruento della croce. Invece l’impensabile è avvenuto e non è un bel segnale, perché l’ideologia sinistrorsa che ha accompagnato nella storia certe minacce ecclesiali ha lo stesso peso di quella che con arroganza Forza Nuova ha messo in campo ieri.
Ovvio che il vescovo di Pistoia abbia dovuto prendere le difese del suo sacerdote, inviando il vicario generale alla messa domenicale. Che cosa doveva fare di fronte ad una minaccia? Sarebbe bello però che la stessa solerzia da parte dei vescovi ci fosse anche quando i sacerdoti citano San Paolo dall’ambone e vengono uccisi mediatamente come omofobi. Chissà perché nessuno dei pastori fa le crociate per questi preti di strada? E altrettanto ovvio che il sacerdote passasse all’incasso a messa strizzando l’occhiolino ai militanti venuti a controllarlo e portando a casa l’applauso di buona parte di quelli che sembrano essere i parrocchiani rimasti al suo fianco. 
Però in questa vicenda di chiesa di periferia, in periferia c’è finito Gesù Cristo. Sfidato e oltraggiato da Forza Nuova, ma messo in un cassetto anche dal sacerdote che dal pulpito si è prodigato nel solito catalogo di slogan buonisti sulla necessità di accogliere il migrante e di quanto siamo cattivi noi indigeni che non capiamo questa emergenza. E pazienza ovviamente sul diritto calpestato di vivere nella propria terra che dovrebbe valere anche per chi non scappa dalla fame e guerra come la quasi totalità degli attuali richiedenti asilo. 
Minacciare la rappresaglia nei confronti di un sacerdote così esposto e attivo, che sarà pure barricadiero, ma non merita di essere intimidito nell’atto più solenne e sacro che il suo ministero gli consente, anche se utilizzata per un comizio politico, è la stessa cosa di chi, da Sinistra, utilizza le chiese come dormitori inviolabili per richiedenti asilo e migranti di varia estrazione. Entrambi calpestano il diritto di Dio di essere adorato in casa sua.
Ma per entrambi, il don e gli squadristi, fintamente e ipocritamente rappacificati dopo la celebrazione, tutto ciò è stato possibile perché ormai la messa è diventato un evento, un happening da riempire di volta in volta di contenuti e contributi sempre diversi e secondo le mode o le esigenze contingenti o finanche i pruriti clericali o parrocchiali di turno e non invece l'atto supremo con il quale l'uomo si ricongiunge a Dio. 
Resta così sullo sfondo la dimenticanza, corale e totale, del Signore Gesù. D’altra parte se don Biancalani definisce l'abortista Emma Bonino “uno dei pochi politici cristiani, uno dei pochi politici credenti nell’uomo”, hai voglia a vigilare! Ormai sarebbe un’azione giunta con un ritardo fantozziano. 

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