Khaliq vi commuoverà (e vi farà un po' vergognare)..........

di Paolo Perazzolo



Il 9 settembre è uscito un libro che sicuramente vi commuoverà. 
E forse vi farà anche un po' vergognare...

Vita di vita, di Eraldo Affinati (Mondadori) 
ruota attorno a un nucleo narrativo: 
il viaggio che l'autore compie in Africa con Khaliq, 
conosciuto alla Città dei ragazzi 
(che accoglie ragazzi in situazioni disagiate, immigrati, emarginati). L'obiettivo del viaggio è conoscere la madre di Khaliq. 

La sua storia è, semplicemente, incredibile. 
Per salvarlo dai massacri della guerra civile in Sierra Leone, 
la madre lo porta in un campo profughi, 
poi torna indietro dalle sorelle. 
Il marito è stato ucciso. 
Khaliq fugge e comincia per lui un'odissea indescrivibile, 
nella quale si troverà a vivere in condizioni estreme, 
rischierà ripetutamente la vita, 
ma scoprirà anche il valore dell'amicizia e della solidarietà. 
Riuscirà miracolosamente ad approdare in Sicilia e, da lì, a Roma, dove viene accolto alla Città dei ragazzi. 
Khaliq è un ragazzo forte, pieno di vita. 
Oggi è uno dei migliori baristi di Roma. 

Aveva un sogno: ritrovare la madre. 
Se ci fosse riuscito, dice al "prof" Affinati, 
lo avrebbe portato a conoscerla. 
Tenace, la rintraccia - i miracoli, qui, sono all'ordine del giorno -, mettendo nuovamente a repentaglio la vita. 
Con i soldi che guadagna, 
permette alla famiglia ritrovata di costruirsi una casa, 
avere delle mucche... 
E siccome le promesse si mantengono, 
deve portare il prof a conoscerla.

Vita di vita è il resoconto del viaggio di Khaliq e Affinati 
verso uno sperduto villaggio africano, 
per conoscere questa mamma eroica. 
Il libro è anche un diario di viaggio, 
un saggio antropologico sul continente africano e la sua gente. Toccante il racconto dell'incontro con l'anziana donna: 
«Una radice della natura», la definisce Affinati. 

Intanto gli allievi della Città dei ragazzi continuano 
a telefonare al loro professore: 
è un rapporto padre-figli, il loro, 
tema centrale nel libro, 
nel quale l'autore rievoca autobiograficamente 
le figure del nonno e del padre.

Ad arricchire ulteriormente un testo sfaccettato e ricco, 
Affinati inframmezza la narrazione 
con le lettere degli studenti spediti sul fronte 
durante la Prima guerra mondiale. 
Si innesca così un circolo fra Khaliq, i ragazzi della Città dei ragazzi, 
i loro coetanei morti sul fronte a inizio secolo, 
le nuove generazioni di oggi...

Ci si commuove, molto. 
Si impara, tanto. 
Ci si vergogna, anche: di fronte a Khaliq, 
al cospetto della madre, 
ricordando i giovani martiri della guerra, 
capita di sentirsi un po' piccoli, un po' meschini. 
Le nostre insoddisfazioni si ridimensionano e impariamo, 
di nuovo, che esistono ideali più grandi per i quali vivere......

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