“Viaggio nelle carceri”: 
la recensione di un uomo ombra

I “buoni” hanno bisogno dei cattivi e del carcere per apparire buoni.
(Frase urlata durante un Consiglio di disciplina 
quando ero detenuto nel carcere dell’Asinara, nel lontano 1992)


Leggo di giorno e di notte. 
Se potessi, leggerei anche quando dormo. 
E spero che nell’aldilà esistano i libri 
perché non potrei riposare in pace neppure da morto senza leggere. 
Il periodo più brutto della mia vita è stato 
quando ero sottoposto al regime di tortura del 41 bis 
e all’isolamento diurno e notturno 
perché mi avevano proibito di tenere i libri in cella. 
Ho perdonato tante cose allo Stato, comprese le botte, 
gli abusi e i soprusi, ma non riesco ancora a perdonargli 
di quando mi sbatteva in punizione nelle celle lisce 
lasciandomi senza libri.

In quei periodi mi era venuta l’idea che se l’ “Assassino dei Sogni” 
(il carcere come lo chiamano i detenuti) 
mi vietava di leggere i libri li potevo però scrivere per poi leggere. 
E così ho iniziato a scrivere. 
Ho ancora tanti manoscritti di quel periodo sotto la mia branda 
e spero un giorno di liberare almeno loro.

 Non vi nascondo che, anche se adesso posso tenere 
i libri nella mia cella, leggo anche quando il mattino vado in bagno. 
Non mettetevi a ridere, ma lì ci porto i libri più belli. 
Non so fuori, ma in carcere il bagno funziona 
anche un po’ come biblioteca. 
E oggi ci ho portato il libro di Davide La Cara e di Antonino Castorina 
“Viaggio nelle carceri” 
(Editore EIR; ISBN 9 788869 330063; prezzo 14,00). 
Questa mattina la lettura di questo libro mi ha talmente coinvolto 
che senza che me ne accorgessi ho perso la cognizione del tempo. 
E non mi sono accorto che era l’ora della conta 
(l’orario di quando le guardie passano a contare i detenuti 
per controllare se durante la notte qualche detenuto 
ha segato le sbarre ed è scappato). 
Poi ho sentito la guardia bussare allo spioncino 
per invitarmi a farmi vedere 
(in carcere non si può stare tranquilli neppure al cesso) 
e sono uscito dal bagno con il libro in mano 
per comunicare alla guardia che rinunciavo all’ora d’aria. 
Subito dopo mi sono messo tranquillo a leggere. 
Ci tenevo a finire questo libro, 
sia perché conosco uno degli autori (Davide La Cara) 
che mi è venuto a trovare in carcere con la deputata Laura Coccia, 
sia perché nel libro c’è anche il contributo del mio “Diavolo Custode” 
(Nadia Bizzotto della Comunità Papa Giovanni XXIII) 
con il capitolo dal titolo “L’ergastolo è una pena di morte viva” 
ed ero curioso di sapere cosa avevano scritto.

Forse a questo punto penso che mi toccherebbe scrivere 
qualcosa sul contenuto del libro, 
ma non lo farò perché preferisco che andiate a comprarlo 
e lo leggiate per poi fare il passaparola con gli amici, 
i parenti e i vicini di casa. 
In questo modo scoprirete da soli il “Viaggio nelle carceri” 
che hanno scritto i due autori del libro, 
perché io non so come si facciano le recensioni.

Posso solo ringraziare Davide e Antonino 
di avere avuto il coraggio di scrivere questo libro 
per fare conoscere l’inferno delle nostre Patrie Galere 
che una buona parte della nostra classe politica 
ha creato e che mal governa.

Non vi nascondo che a volte penso che la “criminalità” 
(organizzata o non), è un osso di cui le società capitaliste 
non vogliono (o forse non possono) fare a meno. 
E le galere servono a questo tipo di società 
per produrre criminalità e recidiva, 
per poi sfruttarla a fini elettorali.

Mi addolora dirlo, ma in carcere è come se il bene 
sia passato dall’altra parte, quella del male. 
Spero di sbagliarmi. 
E voglia il buon Dio (il Dio dei prigionieri) 
che il mio pessimismo rimanga infondato, 
ma mi auguro che in Italia un giorno tutti i “buoni” 
si fermino a riflettere se non sia il caso 
di non guardare solo agli effetti del male, 
ma risalire alle cause e alle colpe.

Un’ultima cosa: a mio parere, 
questo libro conferma che il carcere 
ha clamorosamente fallito 
il suo obiettivo di fare diminuire i reati 
e che la galera nel nostro Paese viola sistematicamente
i diritti fondamentali. 
Non solo, ma distrugge anche la dignità umana 
dei detenuti e delle loro famiglie. 

Buona lettura. 
E buona vita. 
Un abbraccio fra le sbarre.

 Carmelo Musumeci

Carcere di Padova, 2014

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