Il prete ha sempre avuto puntati addosso molti occhi:
su di lui si sono tuffati romanzi,
film,sceneggiati televisivi,inchieste, ecc. ...
forse perché il prete è un dono che viene da lontano.
II prete è un uomo, che una storia,a un certo punto,
ha coinvolto in modo misterioso. 
Prima una chiamata, magari sofferta,meditata e pregata, 
poi una risposta piena, confermata dalla Chiesa, 
nelle mani del Vescovo.
Oggi vive in una continua tensione tra il dire e il tacere 
per far spazio alla pazienza e all'attesa fiduciosa.
Può scrivere pagine stupende di presenza e di testimonianza,
ma può anche vivere solitudini immense, 
stanchezza e abbandono:
pur tuttavia,la comunità deve sapere che il prete 
è colui il quale, per la giusta causa di Cristo ,
firma ogni mattina un assegno in bianco…
la cifra è a disposizione, anche se alta. 
Il prete è dentro, è coinvolto: 
non è un estraneo e ha il dovere di affrontare tutto 
con lucida fiducia e coraggio; 
diventerà capace di traghettare dall'isolamento e dalla confusione 
se farà riferimento a due punti significativi,
la Parola e i Sacramenti...
potrà sollecitare il cuore dell'uomo 
a esprimere la verità che ha già dentro 
e che richiama l'altra Verità ... 
insomma,non può trovare soluzioni, 
ma può aiutare a dare un nome alle attese profonde 
e a segnalare le strade percorribili.
Uomo tra gli uomini, subisce i limiti di personalità 
e le sconfitte che segnano ogni individuo: 
come gli altri, non sopporta la solitudine e,
di fronte alla complessità del suo compito, 
accusa la sua inadeguatezza.
Il suo cammino non è individuale, 
ma va compiuto in comunione con la Chiesa, 
anche accettando le lentezze, 
ma mai spegnendo la profezia. 
Se nel passato poteva bastare un prete, 
oggi non ci sono la protezione e il ruolo che lo difendono:
o è una persona matura, capace di discernimento personale, 
e credibile come uomo, oppure è irrilevante e inconsistente ... 
essere persone vere non significa essere perfetti,anzi... 
essere autentici richiede il saper riconoscere 
e gestirei propri limiti culturali, spirituali, 
per non sacralizzarli e vendere come vangelo 
quello che è solo un tratto della propria personalità.
Essere uomo significa condividere la cultura del proprio tempo:
il Concilio direbbe "le gioie e le speranze, le tristezze 
e le angosce degli uomini d'oggi,dei poveri soprattutto" 
(cfr. GS 1).
Il prete non sarà allora più e solo il funzionario 
di un'agenzia che vende servizi religiosi,
ma uno che ha incontrato per prima il Signore 
e ne diventa un testimone.
É una persona salvata, 
che ha sperimentato su di sé 
la forza dell'amore misericordioso del Signore: 
ha conosciuto la"buona notizia"e non può tacere.
Il prete non è un libero professionista: 
fa' corpo col presbiterio,presieduto dal Vescovo, 
con la comunità cristiana ... egli è pastore.
Il pastore vero è il Signore, sua è la Chiesa, 
Lui la nutre, ma i doni nella Chiesa passano attraverso 
le labbra e le mani del prete (la Parola,
i Sacramenti, la Riconciliazione)… 
egli è il servo dello Spirito Santo, 
al servizio della sua comunità,
perciò non annuncia il suo vangelo, 
ma quello di Cristo.
Uomo di comunione, promuove la responsabilità di tutti, 
uomini e donne, secondo le indicazioni del Vaticano II, 
accogliendo con gioia i vari carismi, 
incoraggiandoli e armonizzandoli … 
vive in una Chiesa compagna di viaggio 
più che maestra seduta in cattedra.
La Chiesa non vuole un leader,né un organizzatore aziendale, 
ma un uomo di comunione: 
è importante che impari finalmente a collaborare!
La fedeltà di Dio è creativa!
Ed io guardo al futuro del prete, 
nella novità e nella continuità, 
con la fatica di lasciare,con la fatica di accogliere ... 
ma con la speranza di rinascere, 
sempre.....

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