Fra Alberto Grandi

Giovedì 25 giugno 2015

*Gesù disse ai suoi discepoli: «non chiunque mi dice: 
“signore, signore”, entrerà nel regno dei cieli, 
ma colui che fa la volontà del padre mio che è nei cieli.*

Uno dei pericoli seri che incontriamo nella nostra vita cristiana 
è la schizofrenia, la spaccatura tra il dire e il fare, 
la rottura tra l’invocare il nome del Signore 
e il non fare la volontà del Signore. 
In concreto significa riconoscere che Gesù è il salvatore 
solo con le parole ma non con la vita, 
con una vita che cambia grazie a quelle parole…
Ma c’è un altro pericolo non meno insidioso di questo, 
espresso bene nel vangelo di oggi: 
fare tante cose belle, 
ma non secondo la volontà e il cuore di Dio!
È davvero molto strano non vi pare?
Riascoltiamo il passaggio: “in quel giorno molti mi diranno: 
“Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? 
e nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? 
E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 
Ma allora io dichiarerò loro: “non vi ho mai conosciuti. 
Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Gesù non riconosce come suoi discepoli 
coloro che hanno fatto cose così strepitose, 
in fondo simili alle sue: 
profetare nel suo nome scacciare demòni nel suo nome 
e compiere prodigi, miracoli, segni importanti, 
sempre in nome suo!
È doveroso, a questo punto, chiederci 
perché gesù non riconosce come discepoli chi fa cose del genere? 
Eppure è un fare non solo un dire… 
cerchiamo, come al solito, insieme, di capirci qualcosa…

L’inganno che si nasconde dietro a questo modo di agire 
è quello di pensare che per incarnare la parola di Gesù, 
per vivere il vangelo, per compiere la volontà del padre 
basti fare qualcosa di buono!
Diventare “facitori” della parola (Gc 1,22) infatti non coincide 
con il semplice concretizzarsi di azioni buone, 
non coincide con il semplice operare all’esterno, 
con il semplice agire fuori di noi!
Compiere la volontà di Dio, 
diventare ascoltatori e facitori della parola di Gesù 
consiste nell’obbedire concretamente 
al comandamento nuovo dell’amore! 
Il “fare evangelico”, cioè secondo il cuore di Dio, 
scaturisce da un cuore che ascolta-obbedisce-ama! 
sgorga da un cuore che ha fatto di Gesù 
e della sua parola il centro della sua vita! …
e il centro della vita di Gesù è l’amore!
Dunque, l’agire bene cristiano, nasce da un cuore 
che per prima cosa accoglie l’amore di Dio e ne fa esperienza quotidiana! 
è da questa esperienza d’amore ricevuto, accolto, 
custodito e sentito che l’agire bene trae la sua forza, 
la sua bontà, il suo significato!
Il discepolo si sente amato, 
e questo si vede in quel che opera: ama! 
Il discepolo è amato per amare. 
Un cuore che si riconosce amato compie opere d’amore. 
È l’amore dunque a far sì che le opere che compiamo vengano da Dio!
Fare tante opere, anche buone, 
di fronte alle quali però il nostro cuore è lontano 
perché lontano dall’amore, 
non è secondo dio! fare tante cose buone, umanamente buone, 
che rimangono comunque buone, 
ma senza amore, non viene da Dio! 
Facciamo un esempio:
Vado a messa… faccio la carità… osservo i comandamenti… 
tutte cose buone in se stesse… 
ma diventano buone per me se mi convertono all’amore!
Se invece le faccio perché le devo fare (spinti dal senso del dovere)… 
perchè se no non sono un buon cristiano (spinti dalla perfezione), 
oppure non mi sento a posto in coscienza (spini dal senso di colpa), 
non mi servono, perché non mi convertono! 
Sono inutili per me! in-utili, 
cioè non utili perché non cambiano il mio modo di vivere. 
Sono sicuramente utili per gli altri (fare la carità), 
ma non per me!
Ecco perché Gesù ci racconta la paraboletta 
della casa sulla roccia e sulla sabbia! 
non è ciò che facciamo a fare la differenza, 
ma come-dove-perché lo facciamo! 
Infatti tutte e due le imprese edili costruiscono una casa… 
il segreto non sta nel costruire e basta (opera buona) 
ma nel come-dove costruiscono (il cuore che ci spinge)! 
Non dunque “se” costruiamo, 
ma “perché-come” costruiamo!
Il segreto sta se costruiamo la nostra casa-vita 
sulla roccia (la parola di Gesù) 
o sulla sabbia (la nostra parola)… 
da qui l’epilogo della paraboletta: 
di fronte a fiumi in piena, a venti gagliardi, 
acque torrenziali (le vicissitudini che immancabilmente 
si abbattono sulla nostra casa-vita), 
essa rimane in piedi, non cade, cioè non muore!
Solo chi vive fondato su Gesù si rialza dalla morte! s
olo una vita costruita sull’amore vince la morte 
(come ben dice l’etimologia della parola amore = a-mors = senza morte). 
Per questo ciò che importa non è fissarci sul cosa facciamo 
ma sul come facciamo! 
cioè come stiamo vivendo, 
non cosa stiamo vivendo.
Il come, il dove, il perché è uno solo: 
vivere fondati sulla salda roccia dell’amore, 
non sulle sabbie mobili dell’efficienza, 
della produttività a buon mercato e senza fatica!
La casa fondata sulla roccia infatti viene su a fatica, 
perché bisogna scolpire la roccia granitica del nostro egoismo, 
per colarci sopra il cemento legante dell’amore che fonde insieme, 
in una cosa sola, la costruzione!
Buonissima vita da “muratori spirituali” di cuore 
a tutti carissimi amici ..

PER LA PREGHIERA 
(san Giovanni Maria Vianney)
I santi, non tutti hanno cominciato bene, 
tutti però hanno finito bene

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