Un umano rinnovato, per abitare la terra

Messaggio per la 10ª Giornata per la custodia del creato

1. Leggere i segni, per comprendere i tempi 

“Quando si fa sera, voi dite: ‘Bel tempo, perché il cielo rosseggia’; 
e al mattino: ‘Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo’. 
Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo 
e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?” (Mt 16,2-3). 

La risposta di Gesù ai farisei e sadducei invita a leggere i segni 
– quelli nel cielo come quelli nella storia – 
per vivere il tempo con saggezza, cogliendo, 
nella sequenza dei momenti, il kairòs 
– il tempo favorevole – in cui il Signore chiama a seguirlo.

Quest’anno, a dare un particolare significato 
alla Giornata per la custodia del creato, 
vengono a convergere tanti elementi, 
a partire dall’Enciclica Laudato si’ che Papa Francesco 
ha dedicato alla questione ambientale. 
Assume poi un forte rilievo il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale 
(“In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”, Firenze, 9-13 novembre 2015), 
così come il Giubileo della misericordia che si aprirà l’8 dicembre 2015.

Uno sguardo credente cercherà di cogliere nei momenti evidenziati 
i legami che lo Spirito intesse, 
con una lettura in profondità dei segni dei tempi, 
secondo l’indicazione formulata proprio cinquant’anni fa 
dalla Costituzione conciliare Gaudium et spes. 
In questa direzione, vorremmo riscoprire in questo Messaggio 
una “sapienza dell’umano”, capace di amare la terra, 
per abitarla con sobria leggerezza. 

2. Per un umano rinnovato 

L’orizzonte del Convegno Ecclesiale di Firenze 
orienta la Chiesa italiana ad una rinnovata meditazione 
dello stile di umanità che scaturisce 
dalla contemplazione di Gesù Cristo, il Figlio dell’Uomo. 
Come ci ricorda il Papa, 
Gesù “invitava a riconoscere la relazione paterna 
che Dio ha con tutte le creature 
e ricordava loro con una commovente tenerezza 
come ciascuna di esse è importante ai suoi occhi”

Un creato, dunque, da gustare in tutta la sua bellezza 
ed in rendimento di grazie, da abitare con coraggio, 
sobrietà e in solidarietà con i poveri, 
entro la grande comunione delle creature. 
Un creato riconosciuto, alla luce della Pasqua, 
come la grande opera del Dio uni-trino, 
vivificata e condotta a compimento dallo Spirito creatore (cf. Rm 8,19ss): 
costituito “secondo il modello divino”, 
è quindi esso stesso “una trama di relazioni”.

La creazione appare così come spazio da abitare nella pace, 
coltivandolo e custodendolo, 
per costruirvi una vita buona condivisa. 
L’esperienza di tante generazioni credenti si fa così invito per noi, 
perché impariamo anche oggi a vivere 
in tale orizzonte la nostra umanità, 
abitando la terra con una sapienza capace di custodirla 
come casa della famiglia umana, 
per questa e per le prossime generazioni.

3. Una casa abitabile per la vita di tutti 

Tale sapienza porta in sé sfide e compiti impegnativi. 
Emerge anzitutto una forte istanza di giustizia, 
per superare con decisione un sistema economico 
che non si cura dei soggetti più fragili, 
ma anche una profonda esigenza di ripensamento 
dei nostri stili di vita. 
Mossi da una spiritualità orientata alla “conversione ecologica”,
essi dovranno essere leggeri, orientati alla giustizia 
e sostenibili sul piano personale, familiare e comunitario.

Occorre tornare ad apprendere cosa significhi sobrietà, 
ripensando anche i nostri stili alimentari, 
privilegiando, ad esempio, le produzioni locali 
e quelle che provengono da processi rispettosi della terra. 
Strettamente connessa a tale importante questione 
è la difficoltà a garantire il diritto al cibo 
in un tempo di instabilità climatica crescente.

Sempre più spesso eventi metereologici estremi 
devastano la terra e la vita delle persone. 
Siamo invitati a quella “responsabilità di proteggere” 
che impegna le Nazioni a un’azione condivisa 
per contenere le emissioni 
che modificano il clima e riscaldano il pianeta. 
È “urgente e impellente lo sviluppo di politiche” 
affinché “nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica 
e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, 
ad esempio, sostituendo i combustibili fossili 
e sviluppando fonti di energia rinnovabile”6.

Il 2015 vedrà un appuntamento fondamentale in tal senso: 
la Conferenza delle Parti (COP 21), che si terrà a Parigi 
per definire il quadro di riferimento 
per la tutela del clima nei prossimi anni. 
La comunità internazionale è chiamata 
a raggiungere accordi vincolanti, 
capaci di limitare l’entità del mutamento, 
condividendo impegni e rischi secondo giustizia.

Vorremmo richiamare, in particolare, 
l’esigenza di un forte impegno del Governo italiano, 
per un accordo di alto profilo, che garantisca 
un futuro sostenibile al clima planetario. 
Contribuire a tale impegno significherà anche per l’Italia 
rafforzare la sostenibilità dell’economia, 
privilegiando sempre più le energie rinnovabili 
e potenziando l’ecoefficienza, 
offrendo così anche nuove opportunità di lavoro.


4. Per una Chiesa in uscita 

La Chiesa italiana si sente profondamente coinvolta in tale impegno 
ed avverte la responsabilità di contribuirvi per quanto le è possibile. 
Alcune indicazioni in tal senso possono venire da una ripresa 
delle “cinque vie” proposte dalla Traccia 
per il Convegno Ecclesiale di Firenze. 
Leggendole in relazione alla Giornata per la custodia del creato, 
vi scopriamo l’invito ad essere:

• una Chiesa che sa uscire da ambiti ristretti, 
per assumere il creato tutto 
– anche nelle ultime periferie – 
come orizzonte della propria missione e della propria cura;

• una Chiesa che sa annunciare il Vangelo, 
come buona novella per l’intera creazione, 
come orientamento ad un umano 
capace di coltivarla in modo creativo e rispettoso;

• una Chiesa che abita la terra, come sentinella, 
custodendone la bellezza e la vivibilità, 
contro tante forme di sfruttamento rapace ed insostenibile, 
contro le diverse forme di illegalità ambientale;

• una Chiesa che educa – con parole, gesti e comportamenti – 
a stili di vita sobri e sostenibili, 
amanti della giustizia ed allergici alla corruzione;

• una Chiesa che trasfigura il creato, celebrando il Creatore 
e facendo memoria del suo dono nell’Eucaristia, 
spazio di benedizione vivificante.

5. Su vie di pace 

Percorrendo tali vie accadrà spesso 
di incontrarvi cristiani di altre confessioni, 
pure impegnati nella celebrazione di questo tempo del creato 
e mossi dalla stessa profonda preoccupazione. 
Accadrà pure talvolta di scoprire percorsi condivisi 
con i credenti di altre fedi 
e con tanti uomini e donne di buona volontà.

La collaborazione alla custodia del creato costituisce, infatti, 
anche uno spazio di dialogo fondamentale, 
un contributo alla costruzione di pace al cuore della famiglia umana, 
in un tempo in cui essa appare minacciata. 
Accogliamo in quest’anno l’invito alla riconciliazione che viene da Dio, 
sapendo che la pace con il Creatore – 
lo ricordava il santo papa Giovanni Paolo II 
nel Messaggio per la Giornata Mondiale della pace del 1990 –  
chiama a vivere una pace profonda con tutto il creato. 


Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace
Commissione Episcopale per l'ecumenismo e il dialogo 

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