La fine delle ipocrisie


di Angelo Perfetti

La prima volta di un Papa al Congresso americano,
la prima volta della bandiera del Vaticano all’Onu.
Quello di Francesco sarà ricordato come il viaggio dei record,
ma non è in questo che troviamo la grandezza dell’evento.
E’ invece nella forza dei messaggi,
nella nettezza delle dichiarazioni
che scopriamo l’importanza delle parole del Pontefice.
Il relativismo della società moderna è lontano anni luce
dall’impostazione del successore di Pietro,
il politichese così in voga nelle diplomazie internazionali
annichilisce al cospetto dei concetti espressi
in questo peregrinare tra le due Americhe.
Come Gesù nel “discorso della montagna”
(Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no;
il di più viene dal maligno),
così Francesco ha detto “sì, sì; no, no”,
su ogni tema, anche i più spinosi.
No al commercio di armi, detto senza paura
proprio in seno al Parlamento che
più nel mondo è vicino alle lobby del settore.
No alla pena di morte, concetto affermato con forza
nel Paese che si dice esportatore di democrazia
e che ancora usa l’omicidio di Stato come metodo punitivo.

Non ha avuto bisogno, il Santo Padre, di alzare la voce.
Il tono è stato sempre volutamente basso,
concentrato, attento;
è la potenza delle cose dette
che ha fatto deflagrare nel mondo le sue parole.

Poi ancora parole inequivocabili ai potenti della Terra,
nel suo discorso all’Onu.
La distruzione dell’ambiente che contribuisce
alla cultura dello scarto.
La tutela degli ultimi contro la tratta, il mercato del sesso,
la vendita di organi e lo sfruttamento lavorativo.
Il commercio indiscriminato di armi e droghe
La necessaria affermazione di diritti fondamentali dell’uomo
come quello a un impiego dignitoso, a una casa,
all’alimentazione, all’istruzione,
a professare liberamente il proprio credo religioso.
Una vera e propria agenda di lavoro,
con l’urgenza di passare dalle belle parole ai fatti,
sfuggendo alla tentazione dell’ipocrisia,
al “nominalismo declamatorio
con effetto tranquillizzante sulle coscienze”.

Francesco non ha fatto sconti neanche alla Chiesa.
Prima valorizzando le figure dei laici,
troppo spesso considerati marginali dalle alte sfere,
e poi – la posizione più dura e difficile –
sulla terribile piaga della pedofilia:
ha espresso “vergogna”, ha affermato che
“questi crimini non possono essere mantenuti
in segreto per tanto tempo”.
E infine le parole che tutti aspettavano,
e che ha avuto il coraggio di pronunciare
senza alcun tentennamento né mezze misure:
“Prometto che tutti i responsabili
degli abusi sessuali sui minori
saranno puniti”.

I grandi del pianeta dovranno riflettere sui moniti del Papa,
ma ancor più sull’atteggiamento di responsabilità
che ciascuno per il proprio ruolo dovrebbe avere
nei confronti dell’umanità:
l’esempio del Pontefice è chiaro,
l’insegnamento evidente, la prospettiva tangibile:
è finito il tempo delle ipocrisie.....

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