Terrorismo internazionale
Quello che deve davvero far paura...

di Gianni Epifani, Sacerdote rogazionista,
giornalista e regista della Santa Messa
di RaiUno


L’ 11 settembre del 2001 è una data
che nessuno potrà mai dimenticare.
Il giorno della paura, dello sgomento, dell’incredulità,
del dolore provati di fronte ad un gesto
che ancora oggi ha i connotati del surreale.
La distruzione delle Torri Gemelle,
sul cui sito emblematicamente si recherà papa Francesco
durante il suo viaggio in America,
è rimasta la strage simbolo
del terrorismo del terzo millennio,
ma non l’unica purtroppo.
Soltanto che l’eco data alle recenti distruzioni
di monumenti e reperti millenari,
avvenuta per mano dei miliziani dell’Isis,
è stata minore e non ha generato il panico
che ha assalito il mondo quasi tre lustri fa.
Certo, quello al Ground Zero è stato il primo
epocale attentato dell’era contemporanea
ed ha causato centinaia di morti;
forse per questo i media di tutte le Nazioni l’hanno seguito
ininterrottamente per giorni, settimane, mesi.
Ma le azioni altrettanto folli delle milizie islamiche
contro il patrimonio storico-artistico,
al momento del Medio Oriente, poi chi sa,
non sono da sottovalutare e non possono
essere relegate allo spazio di una notizia nel telegiornale.
Signicano molto di più e dovrebbero aprirci gli occhi
sulla minaccia che costituiscono per il mondo intero.
Quei gesti, apparentemente marginali
se confrontati con l’attacco alle Twin Towers di New York,
sono intanto il segno di una ferocia contro la storia,
cosa che ha una valenza ben più profonda
di un attentato ad un simbolo della modernità,
perché la storia è fonte di insegnamento e di educazione,
è il passato ma anche il futuro.
Sono poi – quei gesti –
frammenti di una strategia ben più articolata,
che prevede di frazionare il terrore settorialmente.
L’Isis non compie una sola eclatante azione,
ma plurime feroci violenze, che attuate separatamente
rischiano di sembrare meno minacciose
di quanto non lo siano realmente.
L’Isis decapita i prigionieri, perseguita i cattolici,
distrugge i simboli della civiltà pre-islamica,
rappresentando così un pericolo molto più subdolo
di quello incarnato dai talebani o dagli uomini di Al Qaeda.
Come spiegato da Loretta Napoleoni,
esperta di terrorismo internazionale,
“quel che distingue questa organizzazione
da ogni altro gruppo armato che l’ha preceduta
e quel che ne spiega l’enorme successo
sono la sua modernità e il suo pragmatismo”.
Non si tratta di un gruppo terroristico in grado di mettere in atto
soltanto attacchi isolati, ma di soldati, di persone determinate
a fondare un vero e proprio stato, con un territorio,
un popolo, una sovranità, al pari degli altri Stati.
È strano che se ne parli così poco,
che rispetto ad un pericolo tanto concreto, tanto grave e urgente
ci si limiti a qualche servizio di cronaca,
ma mai ad un dibattito serio.
Forse perché il tema non è di quelli su cui si può fare propaganda
e costruire consensi.
Sulla questione Isis non ci sarebbero favorevoli e contrari
e verrebbe a mancare dunque il quid che alimenta
la spettacolarizzazione dei fenomeni.

Eppure, è questo che dovrebbe allarmare davvero.........

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