UNA TENDA CONTRO LA CRISI

di Manuela Petrini

C’è chi la vede come una luce che dà un minimo di speranza in un mondo chiuso ed egoista, ma c’è anche chi la descrive come un obbrobrio che deturpa il quartiere, con quell’accozzaglia di disperati che chiedono qualcosa. 
Portare avanti l’iniziativa de “La tenda contro la crisi” non è quindi facile, dovendo barcamenarsi tra la difficoltà oggettiva di reperire risorse e quella soggettiva di disprezzo che in molti oggi, avviluppati nei propri problemi, mostrano di avere per quelli degli altri.

Eppure nella piazza che si trova di fronte alla Parrocchia di Don Bosco, a Roma, si riesce a compiere un piccolo miracolo: alle attività dell’ambulatorio di medicina di strada aperto nel 2008 da Antonio Calabrò, il medico fondatore dell’associazione Condividi, tre anni fa è nato il progetto della “Tenda contro la crisi”. Non solo: nel tempo si è riusciti ad aprire uno sportello per il lavoro, uno sul diritto all’abitare e un altro sulla violenza contro alle donne, ma anche un progetto scuola per i rifugiati dove possono frequentare dei corsi di italiano riconosciuti. Tante idee che nascono sotto un’unica tenda, quella della condivisione: tutti i membri del team di volontari sono infatti “nati” dall’oratorio della chiesa.
Il centro medico prevede la presenza di psicologi, medici sociali, un dentista con il suo camper, logopedisti;prestano il loro servizio gratuitamente, e provengono tutti dal Policlinico di Tor Vergata. A loro possono rivolgersi tutti coloro che non possono permettersi l’assistenza medica e le cure di base.
Da quest’anno è stata attivata una mensa popolare autogestita in cui dal giovedì alla domenica chi ne ha bisogno ha potuto pranzare gratuitamente. Non è aperta solo ai senza tetto, ma anche a tutte quelle persone o famiglie che a causa della crisi o della perdita del lavoro non riescono a mettere tutti i giorni in tavola dei pasti. Il progetto è interamente autogestito e non riceve nessun finanziamento, né statale né comunale, ma vive e sopravvive grazie alla generosità dei volontari, degli abitanti del quartiere e della loro voglia di condividere.
Il progetto provvede anche alla distribuzione di pacchi alimentari di prima necessità. “La raccolta alimentare viene supportata anche da una rete di cittadini, di amici, negozianti e di abitanti del quartiere che hanno capito l’importanza del progetto ed hanno scelto di darci una mano per quello che possono”, racconta una delle attiviste.
C’è chi dona scatolame, bottigliette d’acqua, verdure o frutta, insomma ciò che serve per portare in tavola un pranzo che così possa chiamarsi. Inoltre gli alimenti non deperibili che arrivano alla tenda, vengono utilizzati per preparare dei pacchi alimentari di prima necessità che vengono distribuiti a chi lo necessita, che non terminerà con la conclusione del periodo delle feste di Natale.
Per far esistere una realtà del genere c’è bisogno del coordinamento tra tante realtà del territorio, tra cui Asia Usb, i centri sociali Spartaco, Cortocircuito e Scup, la Casa delle donne Lucha y Siesta, l’associazione Cinest, l’Agenzia dei Diritti del VII Municipio e numerosi comitati di quartiere. Un modo concreto di dare corpo a un concetto astratto: solidarietà.

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