Nessuno è straniero

 12552551_1145512555461253_5748981133027659259_n
Tutto cominciò da quelle parole: “Vite indegne di essere vissute”. L’Olocausto nasce da lì. Lo sterminio che ha sconvolto il ‘900 europeo parte da quella parola: “indegne”. Ernst aveva 14 anni, veniva dalla comunità Rom, era in un ospedale psichiatrico. Un giorno regalò a un infermiere che gli era simpatico una foto con la dedica ‘In memoria’: “Tanto io non vivo a lungo. Spero che quando muoio ci sia tu, così mi metti bene nella bara”. Il giorno dopo lo avevano ucciso. Quell’infermiere non c’era. Hurbinek dimostrava tre anni, era paralizzato dalle reni in giu. Solo Henek, 15 anni, sapeva capirlo, stargli vicino, dargli da mangiare, pulirlo. Un giorno Henke annunciò: “Hurbinek ha detto una parola”. Non si capiva bene quale, ma aveva parlato. Quella parola rimase segreta. Morì “ai primi di marzo, libero ma non redento. Nulla resta di lui”, solo le parole del racconto di Primo Levi, altrimenti nessuno, proprio nessuno saprebbe di Hurbinek, che forse “aveva tre anni, e forse era nato ad Auschwitz e non aveva mai visto un albero”.

Le vite non degne della vita. Quelle di Ernst e di Hurbinek. Perché, come sempre, bisogna dare un volto e un nome e una storia, altrimenti la Storia rimane solo numeri e dati e documenti. La Giornata della Memoria nel ricordo della Shoah ci parla delle persone. Una per una. A contarne milioni. La follia nazista è partita dalla “vite indegne”: le persone con disabilità sono state le prime sulle quali è stato sperimentato l’orrore, a morire in massa, rinchiusi in una stanza con quel gas che entrava nel loro corpo, ma prima ancora uccisi con iniezioni. Non solo persone con disabilità intellettiva e malati psichici, ma anche disabili fisici e con malattie genetiche. L’idea del gas nacque per loro e fu poi adottata nei lager. Decine di migliaia, fra il ’39 e il ’41. Se ne contano oltre 70 mila, fra i quali 5 mila bambini. Ai quali se ne devono aggiungere almeno altri 250 mila dopo quella data, ma le cifre possono essere solo per difetto. Prima di ebrei, uomini e donne delle comunità Rom e omosessuali, oppositori politici. Prima di tutti, color che sono considerati un ‘peso sociale’, i disabili.

Commenti