In Africa si torna a parlare di lebbra

Si torna a parla di lebbra nell’Africa subsahariana. 
Secondo quanto riportato dal sito Africanews.com, 
in Malawi 21 persone sono state allontanate dalle loro rispettive comunità 
per essere ricoverate in un apposito centro a Utale. 
«La gente del villaggio ha iniziato a evitari – racconta Giulio Mauzeni, 37 anni, 
che ha contratto la malattia -. Non volevano che io stessi con loro, 
non si avvicinavano a me. 
Ad un tratto mi sono sentito profondamente solo. E malato». 
La lebbra è una delle più antiche malattie conosciute al mondo. 
Anche se il numero di casi è precipitato da 5,2 milioni nel 1985 
a circa 210mila del 2015, è ancora presente in più di cento Paesi. 
Grazie ad appositi antibiotici, è oggi possibile sconfiggere 
il Mycobacterium leprae causa della patologia. 
Non è però ancora possibile curare le gravi lesioni ai nervi 
né le deformità causate dalla malattia. 
Proprio per questo è fondamentale iniziare la terapia il prima possibile. 
Nonostante sia ormai curabile, non si conoscono le cause della trasmissione. 
Si sa che non è molto contagiosa. 
La stragrande maggioranza delle persone che entrano in contatto 
con il Mycobacterium leprae non si ammala, 
tuttavia i pazienti con difese immunitarie indebolite da disturbi cronici 
presentano un maggior rischio di contagio, 
perché i loro sistemi immunitari non sono abbastanza forti per combattere il batterio. 
Nel 1970 il Malawi è stato dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità 
libero dal contagio della lebbra. 
I nuovi casi però fanno temere una ripresa del batterio. 
Anche perché proprio in Malawi si è registrato un incremento degli infetti: 
dai 554 del 2014 a più di 600 nel 2015. 
Tra gli altri Paesi africani più colpiti c’è l’Angola 
con un numero di contagiati che sfiora i 90 ogni 100mila abitanti e, 
poi, sebbene con un numero di casi inferiore, Camerun, Centrafrica, Guinea, Liberia, 
Sierra Leone, Tanzania. 

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