Ti racconto la Parola


Commento al Vangelo del 29 maggio 2016 – Corpus Domini
di paolo curtaz


Pesce spezzato
Come forse saprete dedico parte della mia vita ad accettare gli inviti che mi provengono da parrocchie, diocesi, librerie, per girare l’Italia e spezzare il pane della Parola, attraverso momenti di riflessione, di meditazione, di conferenza.
Ed è, per, vitale dedicare un paio di mesi durante l’anno a incontrare, conoscere, scoprire realtà che, altrimenti, dall’alto del mio rifugio alpino, non potrei conoscere.
Piccole grandi realtà di Chiesa, alcune molto vivaci, altre in evoluzione, che allargano le mie prospettive.
E, quando posso, spesso mi unisco in incognito alla celebrazione dell’eucarestia.
Perché, volente o nolente, è quello il luogo che raduna la comunità, che la rende visibile e presente.
È in una chiesa, piccola o grande, storica o moderna, splendida o decadente, che si raduna la Chiesa. E lo fa per una ragione ben precisa, in un momento puntuale e specifico: per ripetere, in obbedienza al Signore, quel fate questo in memoria di me che, crediamo, lo rende presente nel segno del pane e del vino.
Non sempre ne siamo consapevoli e, dobbiamo essere onesti, a volte, partecipando, si ha l’impressione di una certa abitudinarietà che, come in un rapporto di coppia ormai datato e stantio, un po’ spegne gli entusiasmi di chi vorrebbe riconoscere, in quella ritualità, l’ultima cena.
Tant’è: che siano delle splendide celebrazioni o delle messe buttate giù di fretta, Cristo viene.
Pane spezzato
Il vangelo di oggi ci racconta la moltiplicazione dei pani e dei pesci nel racconto di Luca.
Luca lo struttura lasciando intravvedere, in filigrana, la celebrazione dell’eucarestia che, probabilmente, sta vivendo con le sue comunità.
D’altronde Luca ha conosciuto la fede, probabilmente, grazie alla predicazione di Paolo il quale, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, è scrupolosamente attento a tramandare alle sue comunità ciò che a sua volta ha ricevuto.
Alcuni dettagli della sua versione svelano questo parallelismo: la moltiplicazione avviene all’imbrunire e non possiamo che pensare al misterioso viandante di Emmaus che viene pregato di restare perché scende la sera; Luca è l’unico che ci dice che Gesù fece dividere la folla in gruppi di cinquanta, probabilmente il numero degli appartenenti ad una comunità, di più, e lo vediamo bene!, si diventa un gruppone anonimo senza rapporti; non si spezzano solo i pani ma anche i pesci (!) cosa improbabile ma sappiamo che il pesce, nelle prime comunità, è simbolo di Cristo: è lui ad essere spezzato.
Luca, insomma, ci manda un messaggio preciso: il più grande miracolo che Gesù ha compiuto non è quello di avere sfamato le persone. Ma le loro anime.
Facendosi lui stesso cibo nell’eucarestia.
Uh, già!
Perché, alla fine della fiera, il significato di questa domenica del Corpus Domini è tutto e solo qui: durante la celebrazione dell’eucarestia, di ogni eucarestia, anche bislacca, azzoppata, frettolosa, Gesù si fa pane spezzato, osa, rischia, si dona.
Senza misura, senza condizioni, senza reticenze.
Se è così, se ne prendiamo coscienza, se lo assaporiamo, allora non possiamo fare a meno di esserci.
E di gioirne, e di fare di tutto perché le nostre celebrazioni siano piene, belle, autentiche, solari, forti, dinamiche, oranti, fonte e culmine della nostra fede.
E questa consapevolezza, permettetemi un incoraggiamento, deve partire dal celebrante che diventa, in quel momento, pontefice, cioè ponte, strumento, passaggio.
Forse vale la pena, serenamente, oggi, di chiederci se non dovremmo celebrare meno messe e ridare spazio a Dio nelle nostre messe, che non sono una buona abitudine, ma l’attuazione qui e ora della salvezza del Signore.
Ancora
Il brano di Melchisedek che offre (o riceve?) il pane e il vino come segno di benedizione verso Abramo che torna vittorioso dalla battaglia contro l’Alleanza del Nord è sempre stato letto come una prefigurazione di Cristo. E ci sta. Ma quando quell’episodio è stato scritto, probabilmente il messaggio era ancora più forte: la prima volta che si parla di un gesto cultuale ad opera di un sacerdote nella Bibbia questo avviene per la preghiera di un pagano, un cananeo.
Per imparare a riconoscere in ogni uomo il desiderio profondo di interagire con Dio, di raggiungerlo, di ottenere una benedizione.
E noi abbiamo l’immensa fortuna, la gioia indescrivibile, di abitare Dio.
Ho scritto, in questi mesi, che “il modo per evitare che l’Europa si islamizzi, nuovo fantasma agitato dai giornaloni, è tornare alla fede vera, andare a messa, pregare, riscoprire il Vangelo, convertirsi sul serio, passare da una religione sociale all’incontro con Gesù. E agli amici musulmani dico, con amicizia: accogliete la buona notizia che Dio non vi tratta più come muslimsottomessi, ma come figli”.
È triste vedere, invece, come molti si scandalizzino dell’islamizzazione dell’Europa, guardandosi bene dal riscoprire la verità (e non solo le radici culturali!) del Vangelo.
Buona domenica allora. E buona Messa, ovunque siate.
Non lasciamo cadere in terra il più straordinario dono che ci ha lasciato il Maestro.
La sua presenza nella povertà infinita di un pezzo di pane.
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