«SEGUIMI»

 
Commento al Vangelo del 26 giugno 2016, XIII domenica del tempo ordinario

Onofrio Antonio Farinola*

L’evangelista Luca oggi ci presenta un Gesù fin troppo determinato. Sin dalle prime battute della pagina evangelica proposta per questa domenica, Luca evidenzia che Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Qualche passo più avanti vediamo un Gesù che si volta e rimprovera i suoi discepoli per aver avanzato delle affermazioni contrarie al suo modo di pensare. Ancora, nel racconto della triplice chiamata il Maestro è più che esigente, e sembra quasi che non dia nemmeno la possibilità di un saluto alla famiglia di origine prima di seguirlo. 

Cosa vuol dire questo atteggiamento di Gesù? La vocazione cristiana non la si può confondere con una qualsiasi forma di mestiere. Essere cristiano non è un mestiere a tempo determinato per poi ad un certo punto lasciare per la garanzia del pensionamento. Quella cristiana è una vocazione a tempo indeterminato che esige una forma di radicalità evangelica, una radicalità che non prevede nessuna forma di sicurezza, ne garanzia alcuna se non la vita eterna
Vivere con Gesù, e quindi essere cristiano, esige un cambio di mentalità. Ecco perché il Maestro Gesù chiamando invita a non voltarsi indietro. Il rischio sarebbe restare intrappolati in quel mondo che fino a quel momento il chiamato ha vissuto. Un mondo dove si cerca la sicurezza, si tende a costruirsi roccaforti che garantiscono il quieto vivere, si lavora per accaparramento per un futuro incerto, ci si sgomita l’un l’altro per riservarsi il posto più sicuro possibile noncurante dell’indigenza altrui, ci si chiude nei propri pensieri e in forme di omertà per non essere infastiditi più di tanto e vivere un’apparente forma di serenità e di giustizia. 
Gesù, chiamando, invita a rischiare la propria vita: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo. Un rischio che implica però una libertà di spirito, che abilita ad un’apertura mentale, che garantisce una vita fatta di cammino esplorativo, che mette le ali al cuore e ai piedi per raggiungere tutti, che incoraggia per farsi prossimo al bisognoso. 
La vita cristiana esige di essere vissuta con radicalità, ossia in profondità, nella determinazione di chi è convinto e di chi è consapevole della sua stessa vocazione. Per questo le domande che dovremmo porci oggi sono: sono consapevole che il mio essere cristiano è una vocazione? Come vivo la mia vocazione di cristiano? Quanto sono convinto e determinato nel seguire Gesù? 

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. 
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. 
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». 
Luca 9,51-62 

* Sacerdote Cappuccino.

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