Antenne di Pace

Un appello all'eroe di questa epoca


Scritto da Alessio, Casco Bianco Apg23 a Scutari, Albania

“L'eroe vero è colui che perdona”. Questo è l’appello che Operazione Colomba ha voluto lanciare per contrastare il fenomeno della vendetta di sangue, un messaggio forte che si oppone all'idea diffusa che l’uomo vero sia colui che si vendica. Alessio, Casco Bianco in Albania, ha partecipato all'evento "La riconciliazione si realizza insieme!" e ha contribuito con la realizzazione di un murale che è piena espressione dell'appello lanciato. 
Ogni epoca ha la sua concezione di eroe. Quella rappresentata nel bronzo di Shaban Hadëri “I cinque eroi di Vig” (1984) riporta alla mente i tempi dell'occupazione fascista in Albania. Erano anni in cui le formazioni partigiane albanesi cercavano di contrastare l'invasione nazi-fascista imbracciando le armi.
Il monumento raffigura cinque giovani partigiani dall'aspetto fiero che impugnano le armi pronti per il sacrificio finale. Si tratta di Ndoc Deda, Ndoc Mazi, Naim Gjylbeku, Hidajet Lezha, Ahmet Haxhia, partigiani del villaggio di Vig, nella regione di Mirdita. Morirono combattendo il 21 Agosto 1944.
Nonostante la sua storia travagliata (trasferito, esposto all'incuria, poi rivalorizzato), pur se immerso nella perenne contraddizione che caratterizza ogni lascito del periodo comunista, il bronzo dei Cinque eroi è un monumento ben radicato nella storia degli scutarini. E' un invito alla memoria degli “eroi del popolo” che si opposero a quella forma oppressiva che era l'occupazione militare fascista.
Trascorsi più di trent'anni dall'inaugurazione di questo monumento, l'Albania vive una nuova fase della sua storia: orientata ad un modello capitalista, in transizione democratica e proiettata verso il raggiungimento degli standard europei.

 Nel “paese delle aquile” il fenomeno delle “vendette di sangue” costituisce ancora oggi un regime di oppressione per numerose famiglie.
I volontari di Operazione Colomba da 6 anni sono presenti a Scutari svolgendo un lavoro quotidiano insieme alle famiglie vittime del fenomeno, le istituzioni e la società civile, con lo scopo di contrastare le vendette e cercare soluzioni. 
Verità, giustizia e riconciliazione sono alcune parole chiave dell'impegno profuso da Operazione Colomba. 
Da qui l'idea di realizzare un murale e affiggere una targa per ricordare le vittime delle “vendette di sangue” e chiedere giustizia. La realizzazione rientra nel programma dell'evento La riconciliazione si realizza insieme!. Tre giorni di attività e incontri in tre città (Scutari 19-20-21 maggio 2016;Tirana 29-30 settembre e 1 ottobre 2016; Valona 24-25-26 novembre 2016) finalizzati a sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni per un'azione concreta verso la soluzione del fenomeno.

Il murale riprende il monumento di Hadëri, ma si differenzia per il gesto di uno dei cinque eroi. La pistola che brandiva l'originale, infatti, è ai piedi del valoroso partigiano e una mano è protesa in segno di perdono. Il messaggio che Operazione Colomba si propone di lanciare, attingendo dalla storia albanese, sta nelle parole “Heroi i vertete është ai qe fal” - "L'eroe vero è colui che perdona" – un messaggio forte e, in alcuni contesti, controcorrente.
Le vendette oltre ad essere il risultato di una complessa transizione democratica, sono anche sintomo di una mentalità che trae forza da una certa interpretazione della tradizione. Soprattutto nei contesti caratterizzati da corruzione, carenza di servizi, scarsa inclusione sociale, resiste l'idea che “l'uomo vero vendica il sangue”.
Questo modello di uomo forte non è altro che una gabbia opprimente. La scelta di rompere questo schema è qualcosa di valoroso. L'eroe di questa epoca è colui che si emancipa dalla pressione sociale negativa e sceglie di chiudere un ciclo di vendette salvando la propria vita e quella dei suoi avversari.


Il protagonista del murale si distingue dagli altri e per primo svela il suo coraggio affrontando il conflitto da uomo, senza nascondersi dietro un'arma. “L'eroe vero è colui che perdona” perché il suo gesto libera dall'oppressione di una vita vissuta nella paura e nel sospetto.

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