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CHIESA


Stola e Grembiule 

 

IL CORAGGIO E LA SPERANZA

 
Il falegname di Nazareth: sposo, padre e servo 

A cura della Redazione

30/11/2016 - Un incontro e un colloquio surreale tra don Tonino Bello e il falegname di Nazareth. Nella bottega di Giuseppe, tra i trucioli e gli odori di resine. In questo incantevole scenario di semplicità e umiltà, il vescovo mette in luce il profilo del figlio di Davide: «Mio caro san Giuseppe, io sono venuto qui, soprattutto, per conoscerti meglio come sposo di Maria, come padre di Gesù, e come capo di una famiglia per la quale hai consacrato tutta la vita». 
Proponiamo, in attesa del Natale, alcuni passaggi di questo testo che fu scritto dal Servo di Dio nel lontano 1988. 

«Dimmi, Giuseppe, quand'è che hai conosciuto Maria? Forse un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco, snello come lo stelo di un fiordaliso? O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della sinagoga? (...) 
Ti scriveva lettere d'amore? Forse sì; e il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l'armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che ormai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna. Poi una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato sommessamente le strofe del cantico dei cantici. (...) 
E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero. È venuta sulla strada, facendoti trasalire. ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. solo tu, il sognatore, potevi capirla. ti ha parlato di Jahvé. di un angelo del Signore. di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento che vi sovrastava. poi ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu allora che la stridesti per la prima volta al cuore, e le dicesti tremando: "Per me, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria". (...) 
Ma io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto, in te e in lei».* 

* Fonte: Antonio Bello, La carezza di Dio, la meridiana, Molfetta 1988.

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