L’angolo del teologo – Il castigo di Dio

•       •  di  Don Sergio Fumagalli 
Su questo argomento nelle settimane scorse si sono già dette molte cose. Vorrei aggiungere una mia considerazione ora che gli animi si sono un po’ placati.
Questa è la definizione di castigo del Vocabolario Treccani:
castigo s. m. [der. di castigare] (pl. –ghi). – Punizione che si infligge a chi ha commesso una colpa, una trasgressione, una disubbidienza, con lo scopo di correggerlo: dare un c.; meritare un c.;

Noi uomini sappiamo bene che quando si commette una colpa, la giustizia prevede una giusta pena ed una giusta riparazione, entrambe proporzionate alla colpa. Questo vale a tutti i livelli, sia familiari che sociali e, dopo il pentimento, l’espiazione della pena restituisce al colpevole il pieno diritto ad essere reintegrato nella comunità.
Dio è un Padre misericordioso, per questo sappiamo che, dopo il peccato, Dio continua ad amarci  come prima e non desidera altro che il nostro ravvedimento, affinché continuiamo a riconoscere il suo Amore, ma anche la bontà delle sue leggi.
Dal punto di vista dell’uomo però, quanto detto sopra sulla colpa e sulla pena vale anche nei confronti di Dio, per cui è giusto dire: “ho meritato i tuoi castighi (per i peccati che ho fatto)”. Il riconoscere di averli meritati per giustizia, non significa attribuire a Dio chissà quale vendicatività o cattiveria, anche perché, pur avendoli meritati, Dio potrebbe anche non averceli ancora inflitti, e potrebbe non farlo neppure in futuro. Quello che si deve riconoscere è che in Dio ci sono una giustizia ed una misericordia infinite e che Colui che soddisfa in sovrabbondanza per i nostri peccati è Gesù Cristo: a noi basta chiedere perdono e desiderare che ci siano applicati i suoi meriti.
Per il resto sappiamo bene come Dio è il Signore della storia ed è Provvidente, e non succede nulla senza che Lui lo voglia o lo permetta: anche gli incidenti, le disgrazie e tutto quello che ci può far soffrire in questa vita fa parte della sua Provvidenza: il ritenere ciò che ci fa soffrire un castigo o una benedizione dipende dalle disposizioni interiori di ciascuno; talvolta possiamo riconoscere che la sofferenza può essere entrambe le cose, sia castigo che benedizione, perché ci permette di espiare un po’ per i nostri peccati e ci fa essere anche corredentori con Gesù.
In casi molto eccezionali può anche succedere che Dio stesso, in modo straordinario, dica qualcosa di più su ciò che è successo o succederà e, fatte salve tutte le diverse ipotesi interpretative, nella Sacra Scrittura ci sono diversi eventi dolorosi messi in relazione diretta con la giustizia di Dio. In ogni caso vorrei anche ricordare che, per ciascun uomo, l’infinita giustizia e misericordia di Dio hanno compimento solo dopo la morte, dopo il giudizio particolare, e alla fine dei tempi, dopo il giudizio universale.
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Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito

Ricordo che sul blog Come Gesù chiunque ha la possibilità di scrivere delle Lettere di cui è e rimane l’unico responsabile.

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