IL SALAME E LA QUARESIMA

I figli ci chiedono...

I figli chiedono
VENERDÌ HO MANGIATO DEL SALAME ANCHE SE SIAMO IN QUARESIMA... 
Se senti di avere offeso Gesù, chiedigli scusa, proprio come faresti con il tuo migliore amico 
QUAL È IL DIGIUNO GRADITO A DIO? 
Rinunciare alla carne può diventare un fatto esteriore se non ci accorgiamo delle necessità del fratello e non condividiamo il pane con lui


Venerdì sono andato a una festa di compleanno. C’erano tante cose buone da mangiare. Ho iniziato dai panini al salame e ho terminato con la torta al cioccolato. Tornato a casa, mi sono ricordato che era Quaresima e che non avrei dovuto mangiare quelle cose. Devo andare a confessarmi?
Se senti dentro di te la necessità di chiedere scusa al Signore, va’ subito e non starci neanche a pensare troppo. L’amicizia con Gesù è la cosa più importante e va coltivata con impegno. Anche al tuo migliore amico chiederesti scusa una volta in più, se hai il dubbio che possa essersi offeso a causa tua. Poi magari vi fareste due sane risate di sollievo, scoprendo che non è vero.
Però io ho sbagliato a mangiare il salame in un venerdì di Quaresima...
La Chiesa propone il digiuno in particolare in due giornate: il Mercoledì delle ceneri e il Venerdì santo. Nei venerdì di Quaresima (in realtà anche negli altri venerdì dell’anno, a meno che non ci siano delle feste particolari, tipo il Natale) è prevista l’astinenza, che in pratica significa non mangiare carne.
Non dimentichiamo, però, che queste prescrizioni hanno valore se ci spingono fuori dal cerchio del nostro egoismo e ci invitano al cambiamento, facendoci accorgere delle necessità del fratello. A che serve digiunare se in altri ambiti continuiamo a compiere ingiustizie? Il sacrificio di rinunciare alla carne diventerebbe un fatto esteriore e non muoverebbe nulla dentro di noi.
Pensi che Dio sia più interessato a come ci comportiamo col cibo o con le persone? Leggiamo nel libro del profeta Isaia: «Forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?».
La Chiesa ci invita a rinunciare a qualcosa che ci piace per ricordarci che è bello pensare agli altri, soprattutto a chi non ce la fa a comprarsi un cibo buono, un vestito elegante, una casa riscaldata. Se il digiuno ti ricorda di soccorrere chi ha fame, chi ha sete, chi ha freddo, chi è solo e malato, allora ha un grande valore, altrimenti è solo un gesto per fare il bucato alla coscienza.
Cosa dovrei fare allora?
Voglio dirti un’ultima cosa prima di risponderti. Una volta mangiare carne era un lusso da ricchi. Oggi invece la carne ci esce dagli occhi, non mangiarla non è più un gran sacrificio, soprattutto se poi maciniamo chilometri per andare a mangiare del pesce prelibato in un ristorante da tre stelle Michelin.
Gesù ha fatto piazza pulita dell’ipocrisia, mettendo a nudo le intenzioni di tanti gesti. Quindi, quello che puoi fare è metterti davanti a lui e chiedergli di illuminarti per capire dove sbagli e in quale aspetto della tua vita c’è bisogno di una bella pulitina.
Digiuna dai cattivi pensieri, dalle brutte parole, dalla noia, dal menefreghismo… Sta’ lontano dal male e compi il bene, e allora, come dice ancora il profeta Isaia, «la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà».
Testo di Francesca Fabris
Disegno di Giulio Peranzoni

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