Il Meeting canta Claudio Chieffo

Il Meeting canta Claudio Chieffo

“Io suonavo il violino ad Auschwitz mentre morivano gli altri ebrei, io suonavo il violino ad Auschwitz mentre uccidevano i fratelli miei, mentre uccidevano i fratelli miei, mentre uccidevano i fratelli miei… Ci dicevano di suonare, suonare forte e non fermarci mai, per coprire l'urlo della morte, suonare forte e non fermarci mai, suonare forte e non fermarci mai, suonare forte e non fermarci mai… Nel mondo nuovo che ora abbiamo creato c’è la miseria, c’è l’odio ed il peccato, c’è l’odio ed il peccato, c’è l’odio ed il peccato… Ora siamo tornati ad Auschwitz dove c'è stato fatto tanto male, ma non è morto il male nel mondo e noi tutti lo possiamo fare e noi tutti lo possiamo fare e noi tutti lo possiamo fare… Ora suono il violino al mondo mentre muoiono i nuovi ebrei, ora suono il violino al mondo mentre uccidono i fratelli miei, mentre uccidono i fratelli miei, mentre uccidono i fratelli miei…”: così cantava nel 1967 Claudio Chieffo ne ‘La nuova Auschwitz’.
Sono trascorsi 50 anni, Claudio Chieffo è scomparso da 10 anni, ma la canzone mostra, purtroppo, tutta la sua attualità. E proprio perché le sue canzoni non tramontano mai il Meeting dell’Amicizia tra i popoli, in svolgimento a Rimini, gli dedica una mostra ‘A tutti parlo di te. In viaggio con Claudio Chieffo’, a forma di una cassa armonica di una chitarra, curata dal comitato ‘Amici di Claudio Chieffo’, con la partecipazione di Massimo Bernardini, Fausto Leali, Alessandra Stoppa, Paolo Vites. Insieme alla mostra è prevista l’uscita di un cofanetto edito da Galletti-Boston, contenente due cd e un dvd. I contributi audio sono più di trenta, live o in studio, che spaziano dalle origini a tempi più recenti, da versioni in cui Chieffo si accompagna solo con la chitarra ad altre con varie formazioni e band. Nel documentario video, una serie di altre performance live ed un raro dialogo con il pittore statunitense William Congdon sulla vocazione artistica. E ieri il concerto di Benedetto Chieffo, Paolo Forlani, Pietro Beltrani, Maurizio Cercone, Massimo Ghetti e Stefano Valli ‘Canzone per te. Le canzoni di Claudio Chieffo’, che riporta al Meeting i brani più celebri del cantautore romagnolo, morto il 19 agosto 2007 a soli 62 anni. Nella sua carriera ha composto 114 canzoni, 10 Lp tradotti in diverse lingue, oltre 3.000 concerti, perfino in Russia e in Kazakistan. Aveva iniziato nel 1962, dopo aver fatto ascoltare a don Giussani una sua canzone, che lo aveva subito incoraggiato, come ha ricordato sempre Chieffo. Quell’incontro segnò la sua vita e tutta la sua produzione artistica. Ha scritto canzoni vere, semplici. Storie di carne e sangue. Toccava i temi che sentono tutti: l’amore, l’amicizia, la libertà, il potere. Ma li guardava con gli occhi del Mistero che si è chinato sugli uomini. Nella presentazione della mostra Paolo Vites ha scritto: “Una vita vera, vissuta fino al midollo che continua incessante, raccontata in dozzine di bellissime canzoni dove ognuno di noi ritrova pezzi del suo cammino: ‘Le mie canzoni nascono per condividere, stare accanto a chi sta male e a chi sta bene, a chi ha perso un figlio, a chi è felice e chi no’”. Benedetto Chieffo ha spiegato il motivo della mostra: “Vuole essere una occasione per riscoprire la statura umana e artistica di mio padre. La maggior parte delle persone conosce le sue canzoni perché in un momento o nell’altro della propria vita le ha cantate, ma non conosce l’artista. La mostra vuole essere un modo discreto di entrare nello studio di mio padre. La struttura architettonica è la cassa armonica di una chitarra, suo strumento per eccellenza, mentre sulle pareti esterne è srotolata la sua vita attraverso le pagine delle sue agende, che insieme alla chitarra aveva sempre con sé. Ci sarà anche la possibilità di vedere il quaderno dell’artista”.
Tornando al tema del meeting sull’eredità dei padri Benedetto Chieffo ha spiegato l’eredità di suo padre: “Se devo dire una cosa direi soprattutto la speranza e l’amore per la Bellezza. In uno dei suoi pezzi più famosi scrive che ‘è bella la strada per chi cammina’. Lui ha sempre ripetuto che ‘La strada’ è la canzone della speranza, che è qualcosa di diverso dall’ottimismo. La speranza, diceva, è ciò che aiuta a vivere la vita di tutti i giorni. E perché la strada sia bella, aggiungeva, non occorre che sia quella comoda, ma che sia quella giusta”. E con lo spettacolo Benedetto Chieffo vuole proporre un modo di raccontare suo padre ai giovani: “La storia di mio padre è una testimonianza di bellezza e di una vita vissuta in pienezza. La mostra e lo spettacolo sono strumenti utili per avvicinare le generazioni più giovani alla storia delle canzoni che hanno accompagnato pezzi consistenti delle nostre vite”. Ed alla fine la canzone che resta più impressa nei cuori, forse perché per molti è legata al pellegrinaggio Macerata-Loreto, a cui finché ha potuto ha animato personalmente con la sua chitarra, è ‘La strada’: “E’ bella strada per chi cammina, è bella la strada per chi va; è bella la strada che porta a casa e dove ti aspettano già. E’ gialla tutta la campagna, ed ho già nostalgia di te, ma dove vado c'è chi aspetta così vi porto dentro me. Porto con me le mie canzoni ed una storia cominciata: è veramente grande Dio, è grande questa nostra vita”.


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