Pasqua, la vera sorpresa non è nell’uovo.....
“La Pasqua ben celebrata – sosteneva il cardinale Carlo Maria
Martini – comprende tutti i motivi per cercare la pace e il superamento del proprio egoismo”.
È questo l’augurio più bello che si possa fare e ricevere nel giorno che segna il passaggio dalla morte alla vita.
Celebrare la Pasqua non è certo indossare l’abito nuovo, organizzare un lauto pranzo, scartare le uova di cioccolato,
trascorrere una bella giornata e dare qualche centesimo al
povero seduto sui gradini di una chiesa.
Il sacrificio di Gesù sulla croce merita ben altro impegno.
Celebrare la Pasqua presuppone un desiderio profondo di incontrare Cristo e abbracciare il suo insegnamento.
Significa scrollarsi di dosso l’indifferenza e l’individualismo, andare verso gli altri, rivolgere il proprio sguardo ai deboli, ai poveri, ai malati, agli ultimi.
Celebrare la Pasqua significa seguire Gesù nel suo esempio, donandosi agli altri, accogliendo e rispettando il prossimo, regalando un abbraccio a chi è solo, un sorriso a chi soffre,
una carezza a chi è triste.
Celebrare la Pasqua significa vivere la sorpresa della risurrezione come l’occasione più grande che ci viene offerta per una rinascita esistenziale.
Celebrare la Pasqua significa affrancarsi dalla prigionia del denaro, dalla brama del potere, dalle lusinghe del successo.
Nella Lettera ai Colossesi san Paolo scrive:
“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù...” e nella Lettera ai Corinzi ammonisce:
“Non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili.
Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne”.
La nostra salvezza si avvera se superiamo l’attaccamento ai beni
materiali, se usciamo fuori dal nostro individualismo che ci fa
perdere la voglia della condivisione e dell’amicizia.
La nostra salvezza si avvera se ci liberiamo dall’arroganza e dalla presunzione di essere i migliori, dall’egoismo che non ci fa vedere oltre i nostri interessi.
Se vogliamo davvero che sia Pasqua anche per noi è necessario
uscire dal torpore delle abitudini e dalla rassegnazione, per saper
vedere la vita con occhi nuovi.
Pasqua vuol dire celebrare anche la nostra speranza.
E come diceva don Tonino Bello:
“Speranza significa forza di rinnovare il mondo.
Forza di cambiare le cose.
Nonostante tutto”.
Al Cristo risorto, allora, chiediamo di sorprenderci con la sua grazia, di aiutarci a sperare, a cambiare, di farci assaporare la gioia di rinascere vicini a lui.
Gianni Epifani
“La Pasqua ben celebrata – sosteneva il cardinale Carlo Maria
Martini – comprende tutti i motivi per cercare la pace e il superamento del proprio egoismo”.
È questo l’augurio più bello che si possa fare e ricevere nel giorno che segna il passaggio dalla morte alla vita.
Celebrare la Pasqua non è certo indossare l’abito nuovo, organizzare un lauto pranzo, scartare le uova di cioccolato,
trascorrere una bella giornata e dare qualche centesimo al
povero seduto sui gradini di una chiesa.
Il sacrificio di Gesù sulla croce merita ben altro impegno.
Celebrare la Pasqua presuppone un desiderio profondo di incontrare Cristo e abbracciare il suo insegnamento.
Significa scrollarsi di dosso l’indifferenza e l’individualismo, andare verso gli altri, rivolgere il proprio sguardo ai deboli, ai poveri, ai malati, agli ultimi.
Celebrare la Pasqua significa seguire Gesù nel suo esempio, donandosi agli altri, accogliendo e rispettando il prossimo, regalando un abbraccio a chi è solo, un sorriso a chi soffre,
una carezza a chi è triste.
Celebrare la Pasqua significa vivere la sorpresa della risurrezione come l’occasione più grande che ci viene offerta per una rinascita esistenziale.
Celebrare la Pasqua significa affrancarsi dalla prigionia del denaro, dalla brama del potere, dalle lusinghe del successo.
Nella Lettera ai Colossesi san Paolo scrive:
“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù...” e nella Lettera ai Corinzi ammonisce:
“Non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili.
Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne”.
La nostra salvezza si avvera se superiamo l’attaccamento ai beni
materiali, se usciamo fuori dal nostro individualismo che ci fa
perdere la voglia della condivisione e dell’amicizia.
La nostra salvezza si avvera se ci liberiamo dall’arroganza e dalla presunzione di essere i migliori, dall’egoismo che non ci fa vedere oltre i nostri interessi.
Se vogliamo davvero che sia Pasqua anche per noi è necessario
uscire dal torpore delle abitudini e dalla rassegnazione, per saper
vedere la vita con occhi nuovi.
Pasqua vuol dire celebrare anche la nostra speranza.
E come diceva don Tonino Bello:
“Speranza significa forza di rinnovare il mondo.
Forza di cambiare le cose.
Nonostante tutto”.
Al Cristo risorto, allora, chiediamo di sorprenderci con la sua grazia, di aiutarci a sperare, a cambiare, di farci assaporare la gioia di rinascere vicini a lui.
Gianni Epifani
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