Lettera di un omosessuale agli scout

Cari Rover e Scolte,
vi scrivo da amico e fratello. 
Ho fatto parte dello scoutismo per alcuni anni e, anche se ora la mia "strada" ha preso una direzione diversa, conservo ancora gli insegnamenti che questa esperienza mi ha trasmesso. Del resto "una volta scout... sempre scout", si dice così, no?

Non perdo molto tempo a presentarmi. Siete della generazione dei "nativi digitali", quindi vi basterà cercare "Emmanuele Wundt" su Google e, sul mio blog, troverete i post precedenti dove racconto la mia testimonianza. 
Leggendo quello che scrivo potrete farvi un'idea di chi sono. Forse alcuni di voi non avranno mai sentito parlare in questi termini di omosessualità e, chissà, magari i miei scritti potrebbero essere un punto di partenza per impostare unCapitolo su questo tema complesso e conosciuto solo in modo molto politically correct
La mia è solo una delle tante voci fuori dal coro, che purtroppo vengono spesso messe a tacere, talvolta anche con la violenza. Luca Di Tolve, potrebbe avere molto da raccontarvi in merito: gli incontri a cui viene invitato per raccontare la sua testimonianza vengono bombardati di critiche e cattiverie. Quasi sempre devono essere allertate le forze dell'ordine per proteggerlo dal linciaggio dei sit-in organizzati dalle associazioni Lgbtqi che tentano in ogni modo di bloccarne lo svolgimento... e qualche volta ci riescono.
Anche io nel mio piccolo potrei raccontarvi le offese e le provocazioni che ricevo, semplicemente perché vivo la mia omosessualità in un modo non allineato alle logiche della teoria gender. Non voglio il matrimonio gay, non voglio le adozioni gay, non credo al "Love is love". 
Eppure, noi andiamo avanti, perché nessuno ci può impedire di raccontare la nostra esperienza di vita. 

Vi scrivo in merito al polverone che si è scatenato 
dopo la vostra Route nazionale a San Rossore. 


Ho seguito un po' le vicende tramite i giornali e il web, e ho cercato di capire come si sia svolta la stesura della Carta del Coraggio. So che è frutto di un lungo percorso durato un anno, quindi non entrerò nel merito della validità delle vostre riflessioni. Voglio solo offrirvi le mie, sperando che possano esservi utili.
Una delle cose che più mi hanno arricchito e che porto ancora con me dall'esperienza dello scoutismo, è l'importanza  del momento di Verifica. Sicuramente farete un momento di verifica rispetto all'esperienza della Route nazionale e, forse, le mie parole potranno darvi materiale su cui riflettere. 

Credo che abbiate fatto un buon lavoro sollevando queste questioni delicate. Già da alcuni mesi anche io ripeto che è ora di scoperchiare il "vaso di Pandora" e togliere il tabù sull'omosessualità. 
Soprattutto tra noi cattolici dobbiamo finalmente permetterci di parlarne, con verità e profondità, uscendo da stereotipi e luoghi comuni che finora hanno sempre tenuto bloccato il confronto. 
Quindi... bravi! Siete stati effettivamente coraggiosi. E siatelo ancora. Ci sarà ancora bisogno del vostro coraggio per continuare a parlarne scegliendo la via del dialogo, mettendosi cioè in un atteggiamento di arricchimento reciproco, imparando l'uno dalle riflessioni dell'altro, smuovendosi dalla propria posizione rigida e arroccata, evitando la facile via del "Non la penso come te, punto e basta". E tanto meno quella dell'imposizione.
Saprete che il tema dell'omosessualità tra i Boy Scout d'America è stato dibattuto a suon di ricatti e boicottaggi da parte di star della musica (Madonna, Carly Rae Jepsen, i Train, ecc) e, addirittura, da parte della Disney. E' il ricatto, il pressing ideologico, la modalità giusta per riflettere sui temi importanti?

Credo che abbiate dimostrato coraggio nel sollevare la questione in un contesto "ufficiale".
Eppure, permettetemi, come fratello nella fede non condivido le vostre affermazioni alla voce "Amore".
Le riflessioni che vi sottopongo sono due.

1. Non riesco proprio a comprendere l'inciso che fate tra parentesi a proposito della famiglia. La famiglia non è"qualunque nucleo di rapporti basati sull'amore e sul rispetto". La famiglia è un'istituzione importante che nasce nella notte dei tempi e non nasce come culla di "amore e rispetto reciproco", ma per "dare la vita". 
La famiglia non è un diritto da rivendicare "perché ci si ama e ci si rispetta", ma il frutto di un impegno assunto consapevolmente davanti a Dio e allo Stato da un uomo e una donna che si uniscono e promettono di accogliere e generare la nuova vita che Dio vorrà loro donare. 
Non si tratta di essere contro l'omosessualità, contro la convivenza, contro il divorzio. Dietro a ciascuna di queste cose c'è una storia, spesso dolorosa, che va compresa.
Ma si tratta di difendere il diritto (questo sì) del bambino di crescere nel modo migliore.
Per questo motivo, l'istituzione Famiglia non può e non deve essere cambiata, né moltiplicata in "famiglie". Il fatto che esistano di fatto delle altre forme (genitori single, coppie di fatto, coppie di genitori omosessuali, secondi o terzi matrimoni con figli che vengono da quelli precedenti, ecc) non è di per sé un buon motivo per parificare tutte le forme di famiglia.
Vanno protette e sostenute, certo. Ne va compreso il dolore e la fatica.
Ma la sostanza non cambia. La Famiglia riconosciuta e proposta dalla Costituzione rimane quella naturale, quella cioè che ha tutte le caratteristiche per garantire il compito essenziale della procreazione e crescita sana dei figli. Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli sono due grandi luminari della psicologia odierna che potranno offrivi degli interessanti spunti di riflessione su questi argomenti.

2. Apprezzo il vostro coraggio, ma trovo le richieste che fate un po' "forti". 
Non entro nel merito delle richieste che fate all'AGESCI. Quella famosa "C" dell'acronimo che dà il nome all'associazione fa si che queste richieste siano un sottoinsieme delle richieste che fate alla Chiesa. 
Voi stessi mi insegnate che l'AGESCI è un'associazione cattolica, e in quanto tale non può esprimere posizioni difformi dal Magistero e dal Catechismo della Chiesa Cattolica.
Perciò, per quanto riguarda le vostre richieste alla Chiesa vi espongo le mie osservazioni per punti:
  • "chiediamo alla Chiesa di accogliere e non solo tollerare qualsiasi scelta di vita guidata dall'amore": molto bello, ma la Chiesa già lo fa. La Chiesa accoglie con grande amore qualsiasi uomo. Come omosessuale non mi sono mai sentito respinto dalla Chiesa. Forse da qualche impacciato sacerdote sì, ma dalla Chiesa mai. La Chiesa attraverso i suoi ministri e i fratelli nella fede ha sempre accolto la mia difficile condizione. Ha sempre additato il mio peccato, ma con l'amore di una madre che vuole la mia felicità.
    La Chiesa non ha mai messo in dubbio il sentimento che guidava le mie scelte di vita, ma con amorevolezza cercava di indicarmi che non bastava il mio sentimento di "amore". Per costruire un progetto di vita solido e duraturo non era sufficiente la mia passione, il mio slancio... dovevo affidarmi e fidarmi della sapienza e conoscenza di chi è venuto prima di me e conosce le pieghe dell'esistenza meglio di me. 
  • "chiediamo alla Chiesa di mettersi in discussione e di rivalutare i temi dell'omosessualità, convivenza e divorzio, aiutandoci a prendere una posizione chiara": molto bello anche questo, ma attenti che questo "mettersi in discussione, rivalutare" non diventi un "modificare la posizione della Chiesa". 
    La Chiesa è portatrice di una saggezza millenaria rispetto al messaggio della Sacra Scrittura e, soprattutto, della Verità portata da Gesù Cristo. La Chiesa non decide la posizione giusta rispetto ai temi importanti, ci aiuta solo a comprendere quello che "è già stabilito" da Dio.
    Capite perciò come la Chiesa non può "cambiare idea" su omosessualità, convivenza e divorzio.
    Ben vengano occasioni di confronto e messa in discussione (saprete già che a breve si aprirà il Sinodo sulla Famiglia), ma non per cambiare idea, bensì per trovare nuovi modi per raccontare al mondo la bellezza del progetto meraviglioso che Dio ha per il mondo attraverso la Famiglia.
Mi sono permesso di parlare apertamente di Dio perché, essendo l'AGESCI un'associazione cattolica, siamo fratelli nella fede. 
Ma non è una questione di fede cattolica o meno. La Manif Pour Tous, il movimento partito in Francia a difesa della Famiglia, e le Sentinelle in Piedi che si stanno diffondendo in tutte le città italiane sono movimenti aconfessionali. Alle loro manifestazioni partecipano cattolici, ebrei, musulmani e anche atei e agnostici.
Se vi diranno che sono "gruppi di estremisti che fomentano l'odio" non credeteci. 
Sono persone semplici, quelle che incontrate tutti i giorni per strada. Molti sono giovani, proprio come voi. Sicuramente alcuni di voi le conoscono e ne fanno parte. 
Nessuno di loro odia noi omosessuali. Molti omosessuali che mi scrivono alla mia pagina Facebook appoggiano questi movimenti e partecipano alle manifestazioni. 

Non credete alla menzogna dell'odio. Siate coraggiosi: informatevi, andate oltre, andate in profondità, andate alla radice dei problemi, parlate con chi ha esperienza diretta delle cose di cui parla. 
Non fidatevi di chi si riempie la bocca di ideologia e pretende di parlare a nome di tutti, uniformando e cancellando le diversità. Ascoltate "tutte le campane" e poi fate la vostra scelta di campo... con coraggio!

Buona strada. 
Emmanuele

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