Biagio, croce sulle spalle,
accoglie i poveri della stazione.....
La singolare opera del laico consacrato di Palermo
rischia di chiudere a causa della burocrazia
Una croce sulle spalle, il suo solito saio verde,
il bastone da pellegrino, i sandali ai piedi
e tantissime immaginette di Gesù nelle tasche.
Che fosse un po' bizzarro lo sapevano tutti,
dopo quasi venticinque anni di missione a Palermo,
ma vederlo addirittura trascinare una croce
lungo la Circonvallazione, diretto sulle colline attorno alla città,
ha destabilizzato molti.
Qualcuno lo ha preso per pazzo,
qualcun altro lo ha tacciato di teatralizzare il bisogno,
seppur reale.
La maggior parte di coloro che l'hanno visto compiere
l'ennesimo atto fuori moda, però,
gli è andato incontro col sorriso di chi non giudica,
ma chiede preghiere e benedizioni.
Biagio Conte, il laico consacrato che a Palermo
ha fondato la missione Speranza e Carità
con oltre mille "ultimi" della società
in tre strutture attorno alla Stazione centrale,
ha scelto la ribellione del silenzio.
Una scelta controcorrente in un mondo dove tutti urlano
e usano la violenza per affermare pseudo-diritti.
"Il mio unico conforto è la montagna,
mi metterò in ascolto con il buon Dio e
sento nel mio cuore che Lui, Dio,
mi dirà come mi devo comportare nei prossimi giorni",
ha detto due settimane fa salutando i volontari
e gli altri fratelli della missione.
E sì che di motivi per urlare Biagio ne ha da vendere.
Il 3 settembre scorso aveva lanciato un duro atto d'accusa
e contemporaneamente un appello alla città,
dicendosi "stanco di lottare contro i mulini a vento,
l'eccessiva burocrazia e l'indifferenza che mi opprimono
e mi schiacciano quotidianamente.
Siamo ormai al limite delle forze fisiche e mentali".
Biagio Conte che ha dedicato la sua vita ai senzatetto e ai migranti
si era detto pronto "a malincuore a restituire le tre preziose strutture" e coloro che vi sono accolti.
"Purtroppo non riesco più a garantire loro la luce, il gas l'acqua,
i viveri, le medicine e i tantissimi bisogni
per poter portare avanti le comunità,
come una mamma che non ha da dare da mangiare al proprio bimbo ed è costretta ad abbandonarlo".
Parole di disfatta e di sconforto:
"Tutti siete a conoscenza di quanto la missione ha donato
per aiutare questa città martoriata,
ma mi rendo conto adesso che non si può fare niente di buono
in questa terra di Sicilia, Italia, Europa".
Frasi durissime, dopo le quali le istituzioni
(Comune, Regione, Demanio)
hanno deciso di sedersi attorno a un tavolo
per trovare le soluzioni adatte a permettere alla missione
di continuare a svolgere la sua opera sociale dal valore insostituibile.
C'è una cartella esattoriale da 84 mila euro
di tassa sui rifiuti non pagata.
Ci sono 300 mila euro di debiti per utenze di acqua, luce e gas, mentre le donazioni diminuiscono in tempo di crisi.
Ci sono inerzie burocratiche che rendono impossibile
perfino installare un impianto fotovoltaico già esistente,
che renderebbe quasi autonoma la produzione
di energia elettrica in missione.
Così Biagio ha detto basta e si è ritirato in silenzio.
Le migliaia di persone che lo stimano per quello che fa hanno fatto sentire la loro vicinanza,
offrendo un contributo, scrivendo messaggi su Facebook, organizzando raccolte di beneficenza.
Adesso finalmente Biagio è tornato a casa,
"fisicamente stremato", ma carico spiritualmente:
"Non vado via. Il mio cuore è qua.
Ma anche la croce di legno è qua,
pronta a partire di nuovo".,,,,,,,
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