I GIUSTI DELL'ISLAM CHE SALVANO I CRISTIANI

di Antonio Ferrari

I cacciatori di buone notizie sembrano diventati 
come i "pescatori di perle" di Hannah Arendt. 
Cioè volonterosi cercatori di pepite morali 
che sperano di diradare la nebbia mefitica 
che sembra schiacciare la nostra vita quotidiana: 
in quest'anno, in questi giorni, in queste ore. 
Le parole di Papa Francesco sul rischio che sia cominciata una terza guerra mondiale a tappe sono nella mente e nel cuore di tutti, assieme all'invito di fare il possibile per fermarla.

Fa bene al cuore la notizia che alcuni coraggiosi musulmani sunniti, cioè appartenenti alla stessa religione e allo stesso campo dell'autoproclamato califfo tagliagole Ibrahim Abu Bakr Al Baghdadi, hanno deciso di disobbedire agli ordini degli assassini 
e di salvare i perseguitati, siano essi cristiani o yazidi.

Intendiamoci: qualcuno potrebbe averlo fatto e farlo per interesse, magari pensando di ricavare del denaro o dei privilegi. 
Ma visto che il fenomeno si sta silenziosamente allargando, 
c'è da sperare che la maggioranza di 
questi Schindler del Terzo Millennio, 
che cercano di strappare alla morte o all'umiliazione della schiavitù 
le loro sorelle e i loro fratelli che professano un'altra fede, 
riesca laddove le potenze del mondo arrancano. 
È l'umanità di coloro che non esitano a rischiare la loro vita 
a colpirci e a confortarci. 
Vuol dire inequivocabilmente che non tutto è perduto, 
che possiamo continuare a sperare: 
come è accaduto nel passato, come accade, e come accadrà 
finché ci sarà gente capace di ascoltare il cuore 
e soprattutto la propria coscienza.

Vorrei che un albero celebrasse gli Schindler musulmani sunniti iracheni e siriani sul Montestella il prossimo 6 marzo, 
Giornata europea dei Giusti. 
So che sarà difficile perché gli assassini del califfo Al Baghdadi, 
orfani di umanità, valori e sensibilità, non perdonano. 
Ma sarei felice anche se un albero, senza nome, 
come il monumento al milite ignoto, 
ricordasse, fra tanti tremebondi, 
le donne e gli uomini che ascoltano le voci della coscienza 
e sono pronti a sfidare la paura.


Analisi di Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera

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