Il Papa a Strasburgo e in Turchia
Testimone di un Vangelo inclusivo
di Gianni Epifani, Sacerdote rogazionista,
giornalista e regista della Santa Messa di RaiUno
Interessante la casualità che il viaggio di Papa Francesco in Turchia
capiti a pochi giorni dalla sua visita al Parlamento europeo.
La circostanza riporta alla mente un altro viaggio apostolico,
sempre con destinazione turca, in cui politica e religione
sono state – in un certo senso – centrali:
quello del 2006 di Benedetto XVI.
Anche allora in novembre, Ratzinger si recò nella terra
che è crocevia tra l’Occidente e l’Oriente,
palcoscenico di relazioni complesse sia geopolitiche che religiose,
luogo di mediazione tra musulmani e cristiani,
cattolici e ortodossi.
Nonostante l’atteggiamento di ostilità e diffidenza
inizialmente esternato nei suoi confronti,
il Pontefice riuscì, alla fine e non senza difficoltà,
a conquistare il popolo turco.
Eppure le prospettive alla vigilia della partenza non erano rosee.
La ragione di quella avversione era riconducibile
alla posizione assunta dal Santo Padre
nella delicata questione che interessava, in quel momento,
la definizione della Costituzione europea.
Il Papa, come l’intero mondo cattolico,
chiedeva che fossero ricordate,
nella Carta che è alla base dei diritti e dei valori dei popoli,
le radici cristiane dell’Europa.
In Turchia però tale istanza veniva (erroneamente) letta
come un veto indiretto all’ingresso della nazione,
e in pratica di tutti coloro che non fossero cristiani, nell’UE.
Sono passati otto anni da quei fatti.
La Turchia continua ad essere uno snodo importante
nei rapporti tra il mondo orientale e quello occidentale
ed è ancora in predicato di diventare Stato membro dell’UE.
Il progetto di Costituzione europea intanto è naufragato,
dopo le mancate ratifiche da parte di alcuni Stati membri,
e l’Europa prosegue nel suo sviluppo a livello economico e politico,
immune da qualunque permeabilità dei valori religiosi,
sotto la spinta di istanze laiche e secolari.
Il Papa a Strasburgo e in Turchia
Testimone di un Vangelo inclusivo
di Gianni Epifani, Sacerdote rogazionista,
giornalista e regista della Santa Messa di RaiUno
Interessante la casualità che il viaggio di Papa Francesco in Turchia
capiti a pochi giorni dalla sua visita al Parlamento europeo.
La circostanza riporta alla mente un altro viaggio apostolico,
sempre con destinazione turca, in cui politica e religione
sono state – in un certo senso – centrali:
quello del 2006 di Benedetto XVI.
Anche allora in novembre, Ratzinger si recò nella terra
che è crocevia tra l’Occidente e l’Oriente,
palcoscenico di relazioni complesse sia geopolitiche che religiose, luogo di mediazione tra musulmani e cristiani,
cattolici e ortodossi.
Nonostante l’atteggiamento di ostilità e diffidenza
inizialmente esternato nei suoi confronti,
il Pontefice riuscì, alla fine e non senza difficoltà,
a conquistare il popolo turco.
Eppure le prospettive alla vigilia della partenza non erano rosee.
La ragione di quella avversione era riconducibile
alla posizione assunta dal Santo Padre
nella delicata questione che interessava, in quel momento,
la definizione della Costituzione europea.
Il Papa, come l’intero mondo cattolico,
chiedeva che fossero ricordate,
nella Carta che è alla base dei diritti e dei valori dei popoli,
le radici cristiane dell’Europa.
In Turchia però tale istanza veniva (erroneamente) letta
come un veto indiretto all’ingresso della nazione,
e in pratica di tutti coloro che non fossero cristiani, nell’UE.
Sono passati otto anni da quei fatti.
La Turchia continua ad essere uno snodo importante
nei rapporti tra il mondo orientale e quello occidentale
ed è ancora in predicato di diventare Stato membro dell’UE.
Il progetto di Costituzione europea intanto è naufragato,
dopo le mancate ratifiche da parte di alcuni Stati membri,
e l’Europa prosegue nel suo sviluppo a livello economico e politico, immune da qualunque permeabilità dei valori religiosi,
sotto la spinta di istanze laiche e secolari.
In questo scenario si colloca il viaggio di Francesco
ad Ankara ed Istanbul.
Un viaggio che si preannuncia connotato da un clima
completamente diverso rispetto a quello trovato
dal suo predecessore, molto più disteso e cordiale;
un viaggio all’insegna del dialogo ecumenico,
della pace e della fratellanza.
Un viaggio che è anche, però, preceduto dalla tappa a Strasburgo dove la presenza del Santo Padre non è solo la visita di un Capo di Stato né, tantomeno, un’ingerenza della Chiesa nelle cose temporali. Va intesa, mi pare, come la testimonianza
di un cattolicesimo che ha a cuore le sorti dell’umanità,
in tutte le sue sfaccettature, e che, sebbene radicato
nella storia e nella cultura dell’Europa,
non per questo rivendica un ruolo esclusivo o dominante.
Un credo insomma che rispetta tutte le sensibilità religiose ed è aperto al confronto e al dialogo.
Come dimostra il viaggio in Turchia di Papa Bergoglio,
un viaggio che ha un grande valore spirituale
e inneggia fortemente alla convivenza pacifica e rispettosa
tra gli uomini,
anche di fede diversa.
In questo scenario si colloca il viaggio di Francesco
ad Ankara ed Istanbul.
Un viaggio che si preannuncia connotato da un clima
completamente diverso rispetto a quello trovato
dal suo predecessore, molto più disteso e cordiale;
un viaggio all’insegna del dialogo ecumenico,
della pace e della fratellanza.
Un viaggio che è anche, però, preceduto dalla tappa a Strasburgo
dove la presenza del Santo Padre non è solo la visita di un Capo di Stato né,
tantomeno, un’ingerenza della Chiesa nelle cose temporali.
Va intesa, mi pare, come la testimonianza
di un cattolicesimo che ha a cuore le sorti dell’umanità,
in tutte le sue sfaccettature, e che, sebbene radicato
nella storia e nella cultura dell’Europa,
non per questo rivendica un ruolo esclusivo o dominante.
Un credo insomma che rispetta tutte le sensibilità religiose
ed è aperto al confronto e al dialogo.
Come dimostra il viaggio in Turchia di Papa Bergoglio,
un viaggio che ha un grande valore spirituale
e inneggia fortemente alla convivenza pacifica e rispettosa
tra gli uomini,
anche di fede diversa.
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