Strano giorno, l'ultimo dell'anno.
Un giorno dimenticato, l'ultimo, appunto,
che ci vede preoccupati per la veglia e il passaggio scaramantico al 2015.
Un giorno di lavoro, per alcuni,
tutti comunque proiettati ad organizzare un momento di gioia in famiglia,
se possibile.
E la liturgia ci stupisce, ancora,
riportando il complesso e teologico ragionamento di san Giovanni.
Quel bambino che abbiamo celebrato,
quello che è segno di contraddizione,
che occorre contemplare alla luce della resurrezione,
quel bambino è il Verbo di Dio.
Non un uomo particolare,
un grande profeta,
uno incaricato di rendere presente Dio,
ma proprio la presenza stessa di Dio.
Vola in alto, Giovanni, e vede il progetto di un Dio
che sceglie di piantare la sua tenda in mezzo a noi
per poterci fare diventare come lui...
Noi, che abbiamo accolto la luce, pur nel nostro limite,
diventiamo figli,
entriamo nel misterioso mondo dell'intimità divina.
E la nostra vita diventa una progressiva scoperta di ciò che siamo
e che ancora possiamo diventare.
Proviamo, in questo ultimo giorno,
a ritagliarci dieci minuti,
con l'agenda dell'anno appena trascorso in mano,
e ripercorrere ciò che abbiamo vissuto,
trovando le tracce di luce che ci hanno condotto a Dio.
Paolo Curtaz
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