Fra Alberto Grandi
Vangelo secondo Marco 5,21-43
Domenica 28 giugno 2015
«Chi ha toccato le mie vesti?»
Il Vangelo che la Liturgia di oggi ci propone
ha uno scopo ben preciso,
quello di presentarci Gesù come colui
che sa liberare l’uomo dal male, da ogni male!
Il male che viene presentato oggi è sintetizzato
in questa povera donna che da 12 anni ha perdite di sangue,
ferita cioè nella sua identità femminile
e nella sua dignità di donna!
Oltretutto, per la mentalità ebraica,
se una donna non riusciva a concepire un figlio
era considerata una mezza donna;
per di più, se perdeva sangue,
era anche immonda e impura, dalla quale prendere le distanze.
Questo male pone questa povera donna
nel nascondimento e nella vergogna,
è per questo che cerca Gesù nascostamente, furtivamente,
accostandolo da dietro le spalle e non davanti al suo volto.
Ha paura del giudizio della gente,
ha paura che la sua dignità venga frustrata… si nasconde…
Ha cercato di guarire il suo male
spendendo tutti i suoi averi con medici e competenti,
ma non ne ha sortito che peggioramenti!
È un brano che ha molto da insegnare
perché ci dice che certi mali, profondi,
che riguardano la nostra identità e la nostra dignità più profonda
nessuno li può guarire; nessun medico,
nessun professionista, nessun competente,
nessun studioso può guarire
le ferite profonde del nostro cuore e della nostra anima!
Solo Gesù è capace di guarirci veramente e profondamente
e restituirci la dignità perduta.
La condizione però è quella di mettersi in cammino per incontrarlo,
per toccarlo e per professare la nostra fede.
È il cammino che ci fa fare questo Vangelo di Marco,
il cammino che va dalla malattia alla guarigione;
dalla guarigione alla salvezza attraverso la fede!
Ciò che importa è arrivare a toccare Gesù spinti dalla fede in lui,
dalla fiducia che si ha nella sua capacità
di porre guarigione al nostro male più profondo;
toccare Gesù anche di nascosto,
anche con tanta paura e con tanta vergogna…
A Gesù non importa come ci avviciniamo a lui,
a Gesù importa se ci avviciniamo a lui,
se lo cerchiamo come colui che sa guarirci nel profondo
e se abbiamo deciso di non voler guarire da “certi” mali dell’anima
con la logica del mondo.
Gesù oggi lo si può toccare nella sua Parola,
nella preghiera, nei Sacramenti, nella carità…
Attraverso questi strumenti la guarigione
entra nel profondo del nostro cuore
ed è capace di restituirci quella dignità che abbiamo perduta
a causa del peccato originale e che ancora oggi
ci condiziona, ci disordina, ci confonde...
Ma il cammino non è concluso:
Gesù, dopo essere stato toccato dalla donna
ed aver avvertito una forza uscire da lui,
chiede espressamente ed apertamente “chi” lo ha toccato!
Gesù chiede di manifestarsi, chiede di venire alla luce.
Ora che il male è guarito, che la paura è vinta,
che la vergogna è tolta è necessario venire allo scoperto
e proclamare davanti a tutti
le opere meravigliose che Dio compie!
Gesù ci sta dicendo che la nostra fede, pian pianino,
ha bisogno di essere professata pubblicamente
per non rimanere nascosta entro gli ambiti privati
di una religiosità intimistica, concentrata solo su se stessi,
i propri mali e i propri bisogni.
Una volta incontrato e toccato Gesù,
ed essere stati guariti nel profondo,
è necessario dire la nostra fede al mondo
attraverso le opere meravigliose che ha compiuto
e continua ad compiere in noi.
La nostra fede ha bisogno
di essere testimoniata attraverso il racconto,
che diventa testimonianza!
Attraverso il racconto di tutto il bene che Dio ha operato
ed opera in noi!
La nostra fede è testimonianza di bene e di amore ricevuti,
testimoniati e donati!
Raccontati-donati perché anche altri
possano vincere la paura e la vergogna ed andare da Gesù,
toccarlo, essere guariti e professare la fede!
Ecco la ricchezza profonda di questo brano di Vangelo dell’emorroissa:
- tutti abbiamo ferite profonde e personali
che minacciano la nostra identità e la nostra dignità
- a poco serve sperperare i nostri beni per cercare di guarire
attraverso la logica del mondo
- anche nascostamente e timidamente,
è necessario voler incontrare Gesù e toccarlo,
anche alle spalle, spinti dalla fede che solo lui ci può guarire veramente
- dopo essere stati guariti però è necessario testimoniare pubblicamente
la nostra fede raccontando le opere meravigliose
che Dio ha fatto e fa in noi attraverso il canto del nostro magnificat
- e così aiutare e favorire altri incontri guarenti con Gesù
Buonissima domenica a tutti di cuore
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