Aborto clandestino depenalizzato.
Le femministe insorgono
Femministe scatenate sulla maxi-multa introdotta dal governo dopo la depenalizzazione del reato di aborto clandestino con il decreto legislativo di qualche settimana fa.
In Italia l’aborto è permesso nei limiti della legge 194 del 1978, ma dal 16 gennaio scorso anche il reato di aborto clandestino è stato depenalizzato a fronte, però, di un aumento delle sanzioni, che prima erano irrisorie e che ora sono passate da un minimo di 5mila ad un massimo di 10mila euro.
La conseguenza, secondo il quotidiano La Stampa, “è evidente”. E si tradurrebbe in una riluttanza da parte delle donne “sia ad andare in ospedale in caso di complicazioni, sia a denunciare chi ha praticato l’operazione al di fuori dalle strutture pubbliche”. Le femministe si sono già messe sul piede di guerra e hanno iniziato una battaglia per chiedere al governo una modifica del provvedimento per rimediare, come dicono loro, a questo tragico “errore”. E’ quindi partita su internet, e in particolare sui principali social network, dove è stato lanciato l’hashtag#obiettiamolasanzione.
In realtà, dal punto di vista tecnico non si tratterebbe affatto di un errore perché, come ha ammesso anche un’insospettabile, la deputata del Pd, eletta con Sel, Titti Di Salvo a L’Espresso, si tratta di una procedura normale, qualora si depenalizzi un reato, controbilanciare la depenalizzazione aumentando la pena pecuniaria ad esso connessa. Ma le femministe non ci stanno. Quello che secondo loro è un errore deve essere risanato.
E nel mirino finiscono come sempre gli obiettori di coscienza: troppi in Italia secondo le femministe. La presidente dell’associazione Donne in rete contro la violenza (DIRE) ha quindi subito scritto una lettera a Matteo Renzi in cui si lamenta della eccessiva presenza di obiettori di coscienza in Italia, tanto da compromettere la corretta applicazione della 194. “L’obiezione, alta ovunque, in Lombardia è al 70 per cento, – scrive l’associazione DIRE – raggiunge punte dell’82 per cento in Campania, del 90 in Basilicata, del 93,3 in Molise”.
Questo quindi giustificherebbe il ricorso all’aborto clandestino? In effetti, stando alla protesta montata, sembra proprio che per le femministe questa pratica sia quantomeno giudicata accettabile e che quindi sia ritenuto ingiusto multare chi lo pratica e chi vi ricorre.
Il mondo ideale per le signore femministe quindi è quello in cui tutti si adeguano al pensiero unico (il loro) e in cui una donna può decidere di abortire anche nelle condizioni che vanno aldilà dei paletti posti dalla 194. Che di per sé, del resto, ha dei paletti molto larghi.
Nella vita reale però, se ne facciano una ragione, esiste non solo per loro, ma per tutti, la libertà di coscienza e di scelta, e soprattutto esistono i diritti del nascituro, che devono essere tutelati e che non possono essere sacrificati per nulla al mondo, figuriamoci sull’altare dell’egoismo e del “progresso” in salsa sessantottina, nel cui nome si arriva a difendere persino l’illegalità.
Anastasia Filippi
Commenti
Posta un commento