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Nessuno ha le mani pulite
di Giovanni Paolo Ramonda
Il racket delle organizzazioni, i clienti, ma anche il silenzio di molti. Sono questi i modi per costringere una donna a diventare prostituta. Noi vogliamo ascoltare il grido di queste sorelle crocifisse, camminare con loro, condividere la loro vita, diventare come dei Goel, dei liberatori, gridando ai clienti e ai racket che devono smettere di essere dei promotori di questa ingiustizia, che è una delle più gravi che si possa perpetrare. Altro che “il lavoro più antico del mondo”.
Vogliamo ascoltare l’urlo dei poveri, che sale a Dio. Il grido di queste ragazze, molte di loro minorenni. Dio, che è padre, ci chiede “dove sono queste tue sorelle rese schiave sulla strada?”. Ci sono molte complicità: nelle nostre città è impiantato questo crimine, mafioso e aberrante. In molti, troppi, hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta, come ha detto Papa Francesco nella Evangelii Gaudium.
Tra queste donne che si prostituivano abbiamo incontrato delle ammirevoli madri, disposte a dare la vita per difendere quella dei loro figli, abbiamo scoperto in loro grande un senso della famiglia, della comunità. Abbiamo visto una dignità grande nel desiderio di cercare un lavoro, di mantenere rapporti con la propria terra. Non possiamo più tacere per non essere conniventi con l’ingiustizia.
Le Nazioni Unite hanno definito la prostituzione come una pratica incompatibile con la dignità umana. Il Catechismo della Chiesa cattolica dice che la prostituzione offende la dignità della persona e costituisce una piaga sociale. Don Oreste Benzi diceva che i poveri non possono aspettare e che nessuno ha le mani pulite di fronte a queste ragazze schiave della tratta. Su questo dobbiamo tutti riflettere.
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