TERRACINA, RACCONTAMI !
TERRACINA È UNA PICCOLA CITTÀ CON UNA STORIA TANTO AFFASCINANTE QUANTO ANTICA. LE SUE ORIGINI HANNO RADICI IN ETÀ PREISTORICA. IL CENTRO STORICO DI TERRACINA NASCE SU DUE ALTURE A PICCO SUL MARE…
Il mito e la storia
La porta del Regno, La porta del sole
Terracina è una piccola città con una storia tanto affascinante quanto antica. Le sue origini hanno radici in età preistorica. Il centro Storico di Terracina nasce su due alture a picco sul mare: quella più bassa, fu sede della popolazione originaria, mentre quella più elevata era destinata all’acropoli. Alla fine della supremazia etrusca, Terracina fu invasa dai volsci che le diedero il nome Anxur.
Il nucleo più antico della città è circondato da mura poligonali con dodici imponenti arcate poste sulla sommità di monte Sant’Angelo ed è questa l’immagine più conosciuta di Terracina. Questi resti rappresentano un santuario romano dedicato, forse, a Anxur ( Giove bambino).
Il centro storico abitato, invece, è ricco di palazzi medievali, strade romane, teatri romani, mura antiche, chiese romaniche, chiese barocche, case in stile gotico, castelli, torri medievali, ecc.
Oltre a rilevanti strutture romane e medievali qui è presente addirittura un sito preistorico, Il Riparo Salvini, costituito da un anfratto posto sulle pendici di Monte Sant’Angelo, nel quale sono stati rinvenuti resti del paleolitico superiore databili a 12400 anni fa. Le origini del suo nome si sono perse nello scorrere del tempo e in tante leggende e storie popolari, dove si narra di guerrieri spartani e popoli etruschi, che avrebbero dato il nome alla città.
Il Centro Storico di Terracina è molto antico, più delle fonti storiche che ne raccontano la bellezza e la Storia.
Si dice che persino Omero canti dei suoi paesaggi e della sua popolazione, narrando le gesta del suo eroe Ulisse, che giunse a Terracina (Lamo), terra dei terribili giganti mangiatori di uomini, i lestrigoni, per perdersi poi tra le braccia della Maga Circe. La città di Lamo dove Ulisse fa scalo dovrebbe essere, secondo molto storici, la città di Terracina.
Secondo l’interpretazione dell’abate Domenico Testa ( nel suo scritto “Lettera sopra l’antico Vulcano delle Paludi Pontine”) e dello storico Baglio, sarebbe proprio Terracina, la bella città di mare, il porto sicuro, in cui Ulisse ormeggiò la sua nave: dall’acropoli l’eroe vide il fumo alzarsi dalla dimora di Circe e nella grotta del Pesco Montano raccolse tutto il necessario per poi ripartire l’anno seguente.
Questi sono i versi di Omero che nell’Odissea ne descrivono il paesaggio:
<<Bello e ampio n’è il porto; eccelsi scogli
Cerchiamo d’ogni parte, e tra due punte,
Che sporgon fuori e ad incontrar si vanno,
s’apre un’angusta bocca[…]
La via diretta seguitar, per dove
I carri conducevano alla cittade
Dagli alti monti la troncata selva […]
Lavor di bue non si scorgea, ne’ d’uomo
Sol di terra salir vedeasi fumo.>>
Il porto di Lamo, l’antica capitale dei Lestrigoni ( Terracina), era dunque circondato da scogli che lasciavano solo uno stretto ingresso. La città vera e propria si trovava sulla collina da dove sovrastava il porto. Oltre quello scoglio, Ulisse non vedeva davanti a se più nulla, solo un fumo che usciva continuo dal suolo e gli impediva di guardare quello che lo circondava. Una volta fuggito da Lamo, raggiunte le terre di Circe Ulisse rivede nuovamente questo fumo. Secondo l’Abate Domenico Testa questo fumo sarebbe di origine vulcanica, proveniente quindi da un vulcano attivo localizzabile più o meno lungo il litorale di Terracina o nei suoi dintorni.
Durante un viaggio, da Roma a Brindisi, il Famoso poeta Orazio si fermò a Terracina e ne cantò la sua bellezza con queste parole:
<<… ci laviamo il viso e le mani nella tua acqua, o Feronia.>>
Secondo lo scrittore e giornalista Curzio Malaparte, Terracina non è soltanto la porta del Regno, ma è la Porta del Sole: da qui si entra in un paese baciato dai raggi del sole, dove cresceva un’uva di origine greca profumata e dolcissima e dove ti potevi immergere in un profondo azzurro fatto di mare e di cielo, che si univano insieme per poi lacerarsi lì dove dorme quiete la maga Circe.
In età moderna, Pierpaolo Pasolini, regista e scrittore, perdutamente innamorato del mare Terracinese, ha raccontato in modo romantico, poetico e vero della pesca e dei pescatori terracinesi dei primi anni cinquanta, in un bellissimo racconto intitolato Terracina.
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