Il contesto
Se da un lato l’Italia vede rallentare drasticamente la migrazione economica – fattore di sviluppo e di crescita fondamentale nel nostro Paese (basti pensare che nel 2015 la ricchezza prodotta dai 2,3 milioni di occupati stranieri, ha raggiunto i 125 miliardi di euro, pari all'8,6% del Pil nazionale e con i 10,3 miliardi di euro dei contributi previdenziali dei lavoratori nati all'estero si paga la pensione a 620mila italiani) – e contestualmente vede il ritorno di una emigrazione giovanile che ha superato le 100.000 persone l’anno, dall’altro lato registra un flusso considerevole di migranti forzati arrivati in particolare sulle coste e nei porti della Sicilia, ma anche della Calabria, della Puglia e della Campania e in Sardegna.
Nel 2015 il flusso di ingresso è stato inferiore del 9% rispetto al 2014. Infatti, nel 2014 sono arrivate 170.100 persone, mentre nel 2015 153.842 persone. Nel 2015 si è assistito a un cambiamento di rotta, soprattutto per le persone in partenza dal Medio Oriente, dal Corno d’Africa e dall’Asia, che si sono dirette verso la Turchia e sono sbarcate in Grecia: oltre 850.000 persone.
A fronte di una persona sbarcata in Italia ne sono sbarcate cinque in Grecia. Si tratta di un paese che negli ultimi mesi ha affrontato una grave crisi umanitaria alle sue frontiere con la Macedonia che ha deciso, come gli altri paesi della area balcanica, di chiudere il transito ai profughi anche siriani.
Gli arrivi in Italia nel 2016
In Italia il 2016 si è aperto con una segno più: rispetto al 2015 gli arrivi via mare nei primi 3 mesi sono cresciuti di addirittura il 55% (23.957 mila) rispetto all’anno precedente. La prospettiva è di un aumento ulteriore nei prossimi mesi, vista l’implementazione dell’accordo tra UE e Turchia, il permanere della crisi in Medio Oriente e la forte instabilità libica, oltre le crisi che attraversano diversi paesi dell’Africa sub sahariana.
Dal 1 gennaio al 1 aprile 2016 sono giunti sulle nostre coste quasi 24 mila migranti. I primi tre porti d’arrivo sono quelli di Augusta (4.574 arrivi), Pozzallo (4.319), Lampedusa (3.071). Sbarchi sono avvenuti anche a Messina, Trapani, Reggio Calabria, Catania, Taranto e Cagliari. Nel 2016 le principali nazionalità sono state la Nigeria (3.443), seguita dai migranti provenienti da Gambia (2.363), Somalia (2.018), Guinea, Costa d’Avorio, Senegal.
Trapani, Lampedusa, Taranto, Pozzallo e Augusta sono al momento i 5 hotspot attivi in Italia dei 6 previsti nell’agenda europea di maggio 2015. A metà aprile il responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas Italiana, insieme ad un parlamentare siciliano e al rappresentante dell’Arci, ha fatto ingresso all’hotspot di Pozzallo per verificare la condizione delle accoglienze e le procedure implementate da Questura, Prefettura e Agenzia Europea Frontex.
La situazione è apparsa sotto controllo diversamente da quanto accaduto nel recente passato soprattutto a Lampedusa e Augusta. Un problema riscontato è l’attuale presenza di oltre 170 minori non accompagnati nel centro per i quali si fatica a trovare sul territorio nazionale una sistemazione adeguata.
Anche nel 2016 le partenza delle persone che si sono messe in viaggio nel Mediterraneo centrale è avvenuta quasi esclusivamente dalle coste della Libia e ha coinvolto cittadini sub sahariani e del Corno d’Africa. Con la chiusura della rotta balcanica e l’implementazione dell’accordo UE-Turchia è presumibile la ripresa di arrivi dalla Libia anche da parte di cittadini siriani.
Le strutture di accoglienza
In considerazione dei 154 mila sbarcati del 2015 e dei circa 24 mila del 2016, attualmente sono accolte in Italia, nelle diverse strutture, 112 mila persone. Nelle strutture temporanee di accoglienza (CAS) sono oggi ospitate oltre 80 mila persone, più del doppio rispetto allo scorso anno. Negli Sprar, strutture di seconda accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale e dei rifugiati, sono accolte oltre 20 mila persone.
Ad aprile 2016 la prima regione per numero di persone attualmente accolte resta sempre la Lombardia con oltre 14.500 presenze, seguono Sicilia (oltre 13mila), Piemonte (oltre 8mila), Veneto, Lazio. In fondo alla coda Molise, Basilicata e Valle d’Aosta. Il numero più alto delle persone accolte nei Centri di Accoglienza Richiedenti Asilo (Cara) sono in Sicilia, Puglia e Calabria.
In generale, l’accoglienza rimane ancora in una situazione di forte precarietà, sia nei porti di arrivo che in molti dei centri di prima accoglienza realizzati, con una forte diversificazione delle modalità di accoglienza nelle diverse regioni.
La maggioranza dei minori non accompagnati accolti nelle strutture hanno un’età compresa tra i 16 e i 17 anni e provengono dall’Egitto, dall’Albania, dall’Eritrea, dal Gambia, dalla Somalia, dalla Nigeria e dal Bangladesh. Purtroppo l’accoglienza degli oltre 12 mila minori non accompagnati rimasti in Italia, avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora in strutture di accoglienza straordinarie al Sud e solo poco più del 10% in strutture familiari e case famiglia. Metà dei minori sono accolti in due regioni: Sicilia e Calabria.
Passando dall’accoglienza alle domande di protezione internazionale presentate, nel 2015 sono giunte a 82.940, rispetto alle 64.689 del 2014, con un aumento di circa il 40%. Le decisioni prese dalle Commissioni nel 2015 sono state 70.037, con un aumento di oltre il 95% rispetto alle 36.179 decisioni nel 2014.
Nel 2015 l’esito delle decisioni ha visto un titolo di protezione internazionale (asilo, sussidiaria) o umanitaria per 29.182 persone, pari al 42%, mentre il diniego è avvenuto per oltre il 52% delle domande. Il 6% delle persone si sono rese irreperibili. Rispetto al 2014 si sono invertiti i numeri: erano il 60% coloro che avevano ricevuto un permesso di protezione internazionale e il 37% i denegati.
L’accoglienza nelle strutture ecclesiali
A seguito dell’appello del Papa a estendere l’accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei monasteri e nei santuari e sulla base del Vademecum dei Vescovi italiani, abbiamo assistito a un grande movimento solidale che, però, in diversi casi fatica a trasformarsi in attivazione di accoglienze.
In particolare, in alcune diocesi si riscontrano difficoltà da parte delle parrocchie ad avviare esperienze di accoglienza ed integrazione sul territorio. Per questo motivo la Caritas e la Migrantes stanno seguendo le diocesi al fine di orientare e sostenere questo slancio solidale in maniera più efficace. Alla data del 15 aprile 2016, hanno risposto al questionario di rilevazione delle accoglienze inviato dalla Cei 196 diocesi, che ad oggi hanno attive 22.044 accoglienze così ripartite:
- 13.896 persone accolte in strutture convenzionate con le Prefetture- CAS (fondi ministero dell’Interno)
- 4.184 persone accolte in strutture SPRAR (fondi ministero dell’Interno)
- 3.477 persone accolte nelle parrocchie (fondi diocesani)
- 491 persone accolte in famiglia o in altre tipologie di accoglienza (fondi privati o diocesani)
Le regioni ecclesiali che al momento hanno il numero più elevato di accoglienze sono nell’ordine Lombardia (con oltre 4 mila persone accolte), Triveneto (con oltre 2.750 persone accolte), Piemonte – Val d’Aosta (circa 2.400 persone accolte) e Sicilia (poco più di 2.100 persone accolte). Considerato che 24 diocesi non hanno fatto pervenire il questionario, possiamo presumere che le accoglienze attive siano superiori a 23 mila ovvero circa un 1/5 dell’intero sistema di accoglienza in Italia.
(articolo tratto da www.caritasitaliana.it)
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