La Chiesa di oggi dinnanzi ad un bivio
L’insidia più palese è il tentativo di svuotare il corpo di Cristo della trascendenza, per mano di tanti novelli ‘maestri’, costruttori di ‘nuove verità’ e illusioni
di Egidio Chiarella
È sul monte che Gesù traccia il binario eterno sul quale la Chiesa dovrà guidare l’uomo perché si compia l’incessante viaggio che porta dalla terra al cielo; dalla materia allo spirito; da Dio ad ogni essere umano e dall’Immanenza alla Trascendenza. È qui che prende forma il discorso alle folle e ai discepoli che attraverserà i secoli fino alla redenzione ultima: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra….” (Mt 5,1-10).
Un percorso difficile ma possibile nel nome di quel Signore che ha dato, con la sua venuta, un “senso” alla storia umana, nonostante pregiati cantautori, scrittori, filosofi, ecc., ancora oggi siano alla ricerca di un alto significato da dare all’esistenza terrena. Il pericolo che incombe sul mondo è sotto gli occhi di tutti, ma la reazione, anche quella istintiva, è debole e imbevuta dal relativismo che spesso presiede i parlamenti, le università, le famiglie, l’economia, le relazioni quotidiane tra persone, credenti e non, i luoghi di lavoro, il legame tra nuove generazioni.
L’insidia più percettibile sta nel forte tentativo di spingere la Chiesa a svendere la sua missione, fino al punto di far intendere la misericordia, proprio nell’anno giubilare straordinario in corso, quale strumento per concedere una riduzione significativa di trascendenza a favore dell’immanenza. È la strada da molti ambita per far salire sul podio dell’umanità novelli maestri, costruttori di nuove verità e di illusioni, indispensabili a teleguidare il mondo nei prossimi lustri. Diventa infatti più facile “ristrutturare” ciò che è finito o quanto si presenti nella realtà quotidiana, senza mai guardare verso il cielo. Non serve!
La vita “numerata” può meglio essere così limitata, misurata, sviluppata, con risultati variabili ma sempre funzionali al piano prefissato. Sullo sfondo non si fa certo fatica ad individuare la spinta culturale, sociale ed economica verso il raggiungimento di un pensiero unico e di una promiscuità di genere, intesa a stravolgere e ad annullare le verità oggettive della natura. Ogni cosa va controllata e orientata. Su queste false rotaie gli attuali giocolieri del pensiero e della parola non hanno rivali, pronti come sono a sistemare persino i millenari libri sacri, compreso il Vangelo, tra gli scaffali colorati delle fiabe più rappresentative della letteratura umana.
Sarebbe la fine. Ma così è! Diventerebbe un atto immorale nascondere che il mondo vada spedito in questa direzione. Perché questa corsa per impedire, a tutti i costi, il ritorno dell’uomo nella sua altissima verità di creazione e di redenzione? L’uomo è nato per andare verso il cielo, compiendo un passaggio opposto rispetto a quello del Creatore che portò il cielo in terra, creando l’uomo a sua immagine e somiglianza. È in questo circuito universale che si irradia il mistero della vera liberazione e della salvezza.
Illuminanti in proposito le parole di mons. Costantino Di Bruno: “Dalla sua eterna trascendenza, eternità, divinità, onnipotenza, Dio ha creato l’uomo facendolo immanenza, materia, anima, spirito, corpo. Ora l’uomo, redento in Cristo Gesù, per lo Spirito che gli è stato donato, deve trasformare la sua immanenza in trascendenza spirituale, divina, eterna. È la missione che gli è stata affidata da Dio, rendendolo partecipe della sua divina natura. Se questo processo non si compie, l’uomo rimane nella sua immanenza di peccato”.
La Chiesa oggi si trova davvero dinnanzi ad un bivio, da cui dipende l’equilibrio futuro dell’intera terra. La storia ci insegna che nei primi secoli tutte le sue energie sono state messe in campo per difendere la verità di Cristo. Per quasi tutto il primo millennio Cristo Gesù era stato centro del dibattito, da dove emergeva la contestata verità del Figlio dell’Uomo, vero Dio e vero uomo. Non due persone, ma una sola, quella del Logos eterno.
Non una natura, ma due, la natura divina e la natura umana. L’una non dona le sue proprietà all’altra. La natura divina è immortale. La natura umana è mortale. L’una è impassibile, l’altra è passibile. Il Figlio di Dio nasce. Il Figlio di Dio muore. È il Figlio che muore e che nasce. Non la natura umana. Nella sola Persona eterna del Verbo le due nature si relazionano secondo la legge dell’unione ipostatica. La Persona così vive perfettamente da vero Dio e da vero uomo. Essendo vero uomo può crescere in età, sapienza e grazia. Può soffrire. Può morire sulla croce. Può risuscitare.
Nel millennio successivo, in ogni pensiero si rafforzava o meno la natura della Chiesa, quale corpo visibile di Cristo. Le lacerazioni furono tante e dolorose. Lo scisma d’Oriente; Enrico VIII d’Inghilterra; Lutero; Calvino, ecc. Furono molti i contrasti e le stesse visioni del corpo di Cristo. Il Primo Concilio Vaticano definì, come tutti sanno, l’Unità della Chiesa legandola in modo indissolubile al Papa, proclamandolo Pastore di tutta la stessa Chiesa e infallibile nei dogmi che riguardano la morale e la fede. L’unità fu necessaria e preziosa ma il mondo non rispose e forse non comprese il mistero di quell’importante messaggio conciliare.
Il terzo millennio ha già definito, come detto prima, il nuovo tipo di “lotta” da mettere in campo. La Chiesa è incalzata nel mitigare le maglie della trascendenza, per puntare tutto sull’immanenza. Una svolta al contrario, privilegiando la terra al cielo. Questo vuole un certo potere economico e politico internazionale. Si preferisce una Chiesa simile ad una grande organizzazione etica, filantropica, morale, con cui condividere il tavolo permanente dove, da sempre, si tenta di indirizzare i destini dei popoli.
Interessante anche questa indicazione di mons. Di Bruno che sottolinea con saggezza il terreno di “scontro” ormai in atto. Parole da meditare e contestualizzare: “Non tra Paradiso e inferno, ma tra Dio come principio eterno dell’uomo e Cristo Gesù come suo Salvatore Unico e il Solo Redentore, oppure la terra come sola abitazione ultima dell’uomo, senza alcun riferimento alla grazia, alla verità, alla giustizia, alla santità, a tutto ciò che deve condurre l’uomo alle sorgenti della sua verità eterna, immergendolo in quelle acque divine che sono la sua essenza ritrovata. Il futuro dell’umanità dipenderà da questa scelta della Chiesa”.
Papa Francesco ha comunque indicato la strada del Vangelo, come unica possibilità di salvezza, nonostante le strumentalizzazioni di questi giorni sulla sua persona. Non è una novità se molti di quelli che citano il Santo Padre appartengano, di solito, a mondi in cui la trascendenza e il vangelo non sono altro che sofisticati motivi elitari, utili nel pontificare all’ombra dei tanti salotti allestiti per la bisogna. La grande scelta di questo secolo e dei secoli a venire si definirà in modo aperto sul terreno della trascendenza e dell’immanenza.
La Chiesa e quanti sentono di essere Chiesa, passando anche dai movimenti ecclesiali, dalle tante articolazioni religiose, ecc., dovranno essere coscienti di dover combattere aspre battaglie. Una consapevolezza che si troverà a fare i conti con quanti saranno attratti dalle sirene, espressione di una società orientata solo all’esaltazione di ogni forma di empiricità. La manovra per svuotare la Chiesa dal sole della trascendenza sarà continua e senza esclusione di colpi.
Commenti
Posta un commento