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“Croce di Carne”: la poesia sopravvissuta al martirio
Il libro di poesie pensate e memorizzate nei campi di lavoro albanesi. Visar Zhiti testimone eroico di come la poesia supera l’orrore e alimenta sogno e speranza.
ANTONIO GASPARI
Quanto sangue
versato su questa terra,
ma non abbiamo ancora creato
il sole di sangue
Ascolta, amico mio,
poche parole trepidanti:
un altro sole nascerà
dal nostro sangue
a forma di cuore
Per questa poesia, intitolata “L’altro sole”, il poeta albanese Visar Zhiti venne denunciato e condannato ai lavori forzati. Secondo l’accusa l’unico sole era quello del socialismo albanese, e parlare di un altro sole era proibito, in quanto significava fare propaganda per un sistema politico diverso.
Nel 1979, per questi e altri versi, i giudici albanesi accusarono Visar Zhiti di “agitazione e propaganda contro lo Stato” e lo condannarono a 13 anni di carcere da scontare nel terribili campi di lavoro di Spac, di Qafé Bari, Kukes. I versi di Zhiti vennero definiti dai giudici “intimisti e decadenti”, con massimo disprezzo.
Nell’inferno di una dittatura che condannava ai lavori forzati chi scriveva poesie, dove era vietato ridere e piangere, giocare, sognare, sperare, dove il buio aveva cancellato anche le ombre, Zhiti riuscì a sopravvivere immaginando la libertà e volando sulle ali della poesia.
La sua mente ed il suo cuore sono tesi quotidianamente a pensare e memorizzare versi. Provava anche a scriverli ma rischiava grosso: possedere carta e penna era vietato, se il carceriere durante le perquisizioni gli avesse trovato delle poesie, avrebbe rischiato la fucilazione. I compagni, condannati all’inferno insieme a lui, gli suggerivano: “Scrivi le poesie, le impareremo a memoria. Potresti essere fucilato, almeno salveremo le poesie…”.
Così Visar è sopravvissuto all’orrore continuando a sognare e alimentare la speranza della libertà. Poesie mute perché proibite, ma memorizzate e trasmesse durante le ore dei lavori forzati, consegnate alla memoria degli altri intellettuali, anch’essi prigionieri. Solo grazie alla scrittura Zhiti resistette alla tentazione della disperazione e del suicidio. “Solo la poesia era la vita, la speranza di unirsi al mondo”, dirà in seguito.
Le composizioni che Zhiti pensò in carcere sono state pubblicate ora in “Croce di Carne” (edizioni Oxiana), un libro bellissimo uscito nel settembre del 1997, attualmente introvabile. Nella presentazione al volume, Elio Miracco, professore straordinario di Lingua e letteratura albanese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza, tra i maggiori albanisti mondiali, ha domandato: “Fra tanti tormenti e tante mostruosità, se si pensa agli isolamenti, al lavoro in miniera, alla rieducazione attraverso la lettura e rilettura delle opere del dittatore, cosa mantiene in vita il poeta?”
“La letteratura – ha risposto Miracco – quale testimonianza dell’uomo per riaffermare la propria umanità e dignità, il sogno di chi vedendo le speranze uccise lotta con le parole, con i versi, con i silenzi e le ribellioni per seminare libertà, consapevole di comporre a futura memoria, ma certo di preparare un mondo migliore alle nuove generazioni”. “Poeta eroico – aggiunge Miracco – con l’eroismo della poesia nella grande illusione di cambiare il mondo, oggi è libero di additare le mete sognate”
In una poesia titolata “L’epilogo” scriveva Visar:
La vita è più breve della speranza
E tuttavia scrivo poesie
Senza avere lettori
Forse nemmeno il vento della notte legge le stelle
Probabilmente anche lo scoglio sulla riva del mare
Non viene toccato dalla furia dell’onda
E tuttavia scrivo poesie
Che mi hanno annientato la vita. Tanti anni
Il corpo fasciato dal filo spinato
Lacerata la carne scorrono torrenti di vita
Come i torrenti di sangue
Fino ai miei piedi
Ma l’anima, no l’anima
solo una briciola, tolsi
dagli squarci del corpo
e l’ho indirizzata
All’amore
Alla poesia
Ora vivo con briciole d’anima
Minute
Come api smarrite
E pensare
Anche le iscrizioni dei sepolcri
Hanno lettori
Allora la poesia supera ogni speranza
Per i tempi che viviamo e per la testimonianza eroica di Zhiti, oggi ambasciatore dell’Albania presso la Santa Sede e coordinatore delle manifestazioni per la canonizzazione di Madre Teresa e la memoria dei martiri albanesi, il suo libro “Croce di carne” dovrebbe essere ripubblicato e distribuito a livello mondiale.
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