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Il goleador e la santità
Nessuno può fare “gol in cielo” se non grazie alla comunione della grande squadra di uomini e donne che giocano al centro o ai margini del campo, nel silenzio, nel servizio e nell’umiltà di una vita
PADRE ANDREA PANONT
Nel periodo in cui ero preso dallo sport, la pagina della Gazzetta che maggiormente consultavo era quella che mi dava la classifica dei marcatori. Nella box tanto mi attirava l’arte dell’aggressione, quanto mi respingeva l’immoralità del pugno. Confesso che da giovane non mi sono perso i vari scontri Benvenuti-Griffith e i Cassius-Frazier.
Strano, ma leggendo la pagina preferita mi pareva francamente stonata l’esaltazione esagerata del goleador. Ho cercato di guardarmi qualche partita e valutare in effetti le varie azioni da gol. I marcatori erano pochi e quasi sempre gli stessi. Del resto, sia per la qualità tecnica che per la posizione in campo, da loro ci si attende il gol. Ma non mi quadra il fatto che di loro e solo di loro si parli nei titoli sportivi.
Da parte di giocatori degni di essere ugualmente apprezzati, quanto lavoro nelle varie parti del campo, quali finezze e che scaltrezza nei dribbling, quale precisione nei passaggi! Insomma il gol è figlio di tutta la squadra che, con intrecci meravigliosi di tutti, sospinge il pallone nella porta avversaria.
Nella chiesa onoriamo opportunamente tanti santi che si sono segnalati per atti eroici riconosciuti. Ma sono certo che nessuno di loro ha fatto gol in cielo se non grazie alla comunione della grande squadra di uomini e donne che giocano al centro o ai margini del campo, nel silenzio di una vita e di un lavoro, nascosti nel servizio e nell’umiltà della famiglia.
La santità di uno manifesta la bontà di molti, di tutta la squadra.
Ciao da p. Andrea
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