L’uomo ritrovi il “bastone dello Spirito Santo”!
Fa germogliare frutti profetici di fede e di amore e supera i confini dell’immanenza
Il tempo che precede la Pasqua del Signore si assottiglia sempre di più. Ognuno di noi dovrebbe saper cogliere dentro di sé il senso profondo del tempo quaresimale, per attuare il cambiamento a lui richiesto e porsi dinnanzi al prossimo in un modo nuovo. La terza domenica di questo cammino, che conduce l’uomo verso il mistero della morte e della resurrezione di Cristo, permette di cibarsi della forza dello Spirito Santo da trasformare in stabile strumento di luce per sé e per chi vive accanto. Non si può continuare a lamentarsi per il mancato rinnovamento dei cuori che ostacola di fatto la vera rivoluzione interiore, utile per aggiornare ogni cosa dentro e fuori di sé.
Tutti dicono che il mondo sia privo di un’anima e quanto si presenti duro il “passaggio” ad una nuova prospettiva di crescita collettiva materiale e spirituale. Ma è veramente così? Se l’uomo continuerà a piangersi addosso o rinuncerà, partendo solo da sé stesso, ad usare il bastone dello Spirito Santo, non si farà altro che rafforzare questa visione profondamente sbagliata della realtà. Ciò che è all’esterno da sempre riflette il modo di essere del cuore e della mente di una comunità. Ben altro futuro spetterà a chi avrà compreso e certificato la durezza che veste l’umanità, partendo dalle proprie mancanze e omissioni.
Qualunque cosa potrà essere rimodulata, attraverso l’impatto redentivo dello Spirito Santo che ogni uomo, testimone della Parola, sarà in grado immettere nella storia. Si va forse oggi in questa direzione? La Bibbia pone il bastone di Mosè che batte sulla dura roccia, usato per far sgorgare l’acqua attesa dal popolo assetato, a simbolo dell’uomo che deve scuotere il manto petroso del mondo che lo circonda. Così farà Gesù con la donna di Samaria al pozzo di Giacobbe, non pronta ancora a recepire l’acqua della vita che disseta in eterno. Batterà con il “bastone dello Spirto Santo” il cuore di quella donna rivelandole ogni particolare sulla sua famiglia.
Dinnanzi al profeta la samaritana si scioglie e va ad annunciare tra parenti e conoscenti la presenza di un uomo di Dio. La novità viene sempre dallo Spirito che si materializza tramite i carismi personali. Se la parola del cristiano è però priva di questa dimensione soprannaturale ancorata alla verità di Dio, niente potrà mai cambiare nell’altro. L’uomo sa di certo convincere, conquistare, carpire, persuadere, ottimizzare, ma sempre attraverso un atto terreno fine a sé stesso, slacciato completamente da una qualsiasi missione di salvezza e di redenzione del prossimo. Il tutto è di solito circoscritto da leggi, condizioni, consuetudini che pongono come parametro essenziale e primario il potere umano e le sue variabili, anche purtroppo al di fuori dell’etica e della morale.
Così si riduce il valore incommensurabile dell’uomo e del suo rapporto essenziale con Dio. Si limita la sua capacità di trasformare l’essenza ontologica dell’esistenza in opere di benessere comune. È in queste rinnovate fatiche che il corpo e lo spirito dovrebbero rinvenire invece quelle affinità che permettono, come alla samaritana e al popolo guidato da Mosè, di dissetarsi alla fonte dell’acqua eterna. Non è la stessa cosa guardare al mondo da uomini in generale o da autentici cristiani. Nel primo caso nulla si potrà trasferire all’altro che non sia scontato; solo se credenti e capaci di utilizzare il “bastone dello Spirito Santo”, sarà possibile accendere il cuore e la speranza anche di chi ormai pensa di aver perso la via della serenità e della gioia di vivere.
Diventa perciò centrale nella vita di ognuno trasferire la certezza che chiunque, convertitosi, potrà salvarsi. È necessario infondere tale convincimento e mai fermarsi dinnanzi ad un tempo che si dice già lontano dalla verità divina. Ma l’uomo non è per caso da sempre in prima fila nel cercare di evitare Dio, se non addirittura di sostituirsi a Lui? Non si capisce che più lo Spirito Santo si allontana dalla sfera individuale di una persona o di quella comunitaria di un popolo, più le distanze tra cielo e terra diventano invalicabili. Senza che qualcuno scuoti la roccia dura della realtà quotidiana con il “bastone” di Mosè e di Cristo, nulla sarà capace di rinnovare la coscienza umana dal suo profondo.
Soltanto facendo intervenire lo Spirto Santo sarà pensabile offrire alle continue relazioni private e pubbliche, locali ed internazionali, quel respiro trascendentale che tutto sconvolge e sana. Ricetta inimitabile per trasformare in positivo le mille distorsioni politiche, sociali, economiche dalle quali dipendono i destini precari di singoli e di intere comunità. Cristo prima di salire al cielo raccomandò ai suoi discepoli di attendere l’arrivo dello Spirto Santo nel loro cuore, altrimenti sarebbe stato inattuabile solo un passo di quella grande missione a cui erano stati chiamati.
Quando batte il bastone dello Spirito tutto si trasforma in grazia, come il semplice saluto di Maria Vergine appena entrata nella casa della cugina Elisabetta. Quest’ultima ignara della gravidanza di Maria, toccata dallo Spirito, risponde: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo. A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Anche qui il bastone fa germogliare i suoi frutti profetici di fede e di amore e supera i confini dell’immanenza.
I sacramenti consegnano il “bastone dello Spirito Santo” ad ogni uomo che si è avvicinato ad essi. Ma quante volte lo si lascia per strada? In quante circostanze si vive lo stesso sacramento per i suoi formalismi esteriori? Non sono forse più le volte in cui si focalizza l’interesse su feste e regali, piuttosto che sul significato di un atto di vera armonia spirituale, pronto in verità a trasformare la vita di chi lo riceve?
Si mette spesso da parte il valore del momento unico sacramentale che, se non vissuto adeguatamente, svuoterà di senso tutte le scelte che si andranno a compiere. Che l’uomo ritrovi questo suo bastone al più presto per dissetare, con l’acqua viva della Parola, un mondo che continua a manomettere persino la bussola della pace, della giustizia, dell’equilibrio naturale e del benessere comune.
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