"Non confidare nelle tue ricchezze
e non dire: “Questo mi basta”.
Non confidare in ricchezze ingiuste,
perché non ti gioveranno
nel giorno della sventura" (Siracide 5 1.8)
Signore, questo biglietto mi fa paura.
Tu conosci il suo segreto, tu conosci la sua storia.
Quant’è pesante!
Mi impressiona perché non parla.
Non dirà tutto quello che si nasconde nelle sue pieghe.
Non rivelerà mai tutti gli sforzi e le lotte che rappresenta.
Porta su di se il sudore umano, è sporco di sangue,
di delusione, di dignità infangata.
E’ ricco di tutto il peso di lavoro umano che contiene
e che forma il suo valore.
E’ pesante, pesante, Signore.
Mi impressiona, mi fa paura perché ha dei morti sulla coscienza.
Tutti i poveracci che si sono ammazzati di lavoro per lui.
Per averlo, per possederlo qualche ora.
Per ottenere da lui un po’ di gioia, di vita.
In quante mani è passato, Signore?
Che ha fatto in questi lunghi viaggi silenziosi?
Ha offerto rose bianche alla fidanzata raggiante.
Ha pagato i confetti del battesimo,
ha nutrito un bambino appena nato.
Ha messo il pane sulla tavola di una famiglia.
Ha permesso il sorriso ai giovani e la gioia agli anziani.
Ha pagato il consulto del medico che guarisce.
Ha dato il libro che istruisce il bambino.
Ha vestito la fanciulla.
Ha inviato la lettera dello sfratto.
Ha pagato la morte del bimbo nel seno della madre.
Ha distribuito l’alcool all’ubriaco.
Ha proiettato film vietati ai ragazzi, e registrato dischi nauseanti.
Ha sedotto l’adolescente e fatto dell’adulto un ladro.
Ha comprato per qualche ora il corpo di una donna.
Ha pagato l’arma del delitto e le assi di una bara.
O Signore, ti offro questo biglietto
Ti ringrazio per tutta la vita e la gioia che ha donato.
Ti chiedo perdono per il male che ha fatto.
Soprattutto, o Signore,
te lo offro per tutto il lavoro e per tutta la sofferenza umana
di cui è simbolo e che finalmente, moneta incorruttibile,
sarà mutata nella tua vita eterna.
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