I preti scomodi di Papa Francesco
Non è stato un semplice gesto commemorativo quello che Papa Francesco ha compiuto recandosi presso le tombe dei due “preti scomodi”, don Milani e don Mazzolari. Anzi, un Papa come lui, certamente ancora più scomodo di questi due sacerdoti, non ha fatto fatica a riconoscersi nei due parroci caratterizzati da un amore spassionato verso gli ultimi, i giovani e dal profondo desiderio di orientare la società, a partire dalle istituzioni, agli insegnamenti del Vangelo.
Questi presbiteri così diversi tra di loro hanno in comune con il “prete-papa” Francesco la trasgressività. Infatti, al di là delle calunnie e dei tanti ostacoli affrontati anche “intra ecclesiam”, sono stati infine riabilitati e apprezzati per i loro insegnamenti, le parole ispirate, lo spirito profetico. Questa visita, pur nella sua brevità, sarà ricordata come una lezione magistrale del Vicario di Cristo, che ha fatto comprendere il bisogno eroico della Chiesa, anche oggi, di affermare con la testimonianza i valori della fede.
l Santo Padre ha ricordato che don Mazzolari “ha cercato di cambiare la Chiesa e il mondo attraverso l’amore appassionato e la dedizione incondizionata”, tentando di colmare la “distanza tra la fede e la vita, tra la contemplazione e l’azione”. Osservando l’esempio di questi due sacerdoti il Pontefice ne ha constatato, senza mezzi termini, l’amore forte e appassionato per Cristo indicandoli al clero presente come modelli da seguire.
Don Milani è stato un uomo sincero e diretto, oltre gli schemi, ma sempre fedele alla Chiesa pur nella grande tribolazione. Così don Mazzolari, col suo coraggio nel richiamare non solo la società, ma anche le più alte autorità, a difendere i più deboli.
Dinanzi a queste due figure che edificano il mondo cattolico non possiamo omettere di accennare alla condizione in cui si trovano i sacerdoti di oggi. Sebbene sia difficile in poche parole generalizzare e analizzare la situazione mondiale – in quanto troppo complessa – guardando alla culla della cristianità non si può affermare che i preti oggi se la passino cosi bene. Rischiano di sentirsi sempre più distaccati dal popolo e non vengono aiutati a camminare insieme, anzi il tema della fraternità è molto in crisi. A volte i preti risultano persone emarginate, spesso derise e oltraggiate e la gran parte della gente non ritrova più in loro un punto di riferimento. Dai presbiteri ci si aspetta tanta carità e fede, tanta umiltà e generosità mentre si dimentica comunque la loro umanità che non deve mai essere mortificata o rinnegata.
Molti però si perdono nei meandri delle facili trappole mondane e quei pochi preti “profeti” sono isolati ancor più che nel secolo scorso. Oggi un “prete scomodo” viene tacciato per un narcisista o divo, per un “solista”; anche i preti di strada non sono di certo ritenuti eroi perché l’indifferenza è ormai alle stelle e il cuore dell’uomo sempre più indurito e apatico. Poi si parla troppo poco di quei tanti preti stupendi che evangelizzano con la propria vita e molti di questi rischiano anche di perderla… spesso, però, restano soli, il loro grido a favore dei poveri non solo non viene ascoltato, ma addirittura distorto e considerato un problema possibilmente da togliere in qualche modo di mezzo.
Questo “Papa scomodo” – che ci scomoda con i suoi gesti e le sue parole – può incoraggiare quanti amano la radicalità evangelica, non cedono alle molte lusinghe e non si compromettono con le diplomazie varie. Oggi non è semplice seguire Gesù da prete e questo “pontefice-prete” lo mostra chiaramente spiegandolo con franchezza e mettendo anche se stesso in discussione con una profonda umiltà.
Bergoglio non è un Papa intoccabile, anzi al contrario si lascia avvicinare e vuole lui stesso arrivare al cuore dei fedeli senza interessarsi troppo delle serpi velenose. Lui, queste persone erranti le ammonisce e le richiama, a partire da quelle più viscide che si ritrovano dentro le Chiese… ma non per questo si abbatte. E così ci ripropone preti rivoluzionari e santi, preti eroici per la loro obbedienza e ancora vivi spiritualmente perché, oltre i propri limiti, hanno saputo mettere avanti il volto amabile e simpatico di Gesù.
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