Uno stupro infame
Tutto cominciò in una stanza del palazzo del re Davide a Gerusalemme. Uno dei figli che il sovrano aveva avuto da una delle principesse del suo harem si era innamorato di una sua sorellastra di nome Tamar (“palma”). Questo giovane si chiamava, invece, Amnon, un nome dal significato paradossale, “degno di fede”. In realtà il personaggio si sarebbe ben presto rivelato tutt’altro che affidabile. Consumato dalla passione che lo divorava, si era lasciato consigliare da un cugino perverso, un tale Ionadab, che gli aveva suggerito di escogitare un tranello per irretire la donna dei suoi sogni.
Così, fingendosi malato, convinse suo padre Davide a inviargli come infermiera la stupenda Tamar. Costei, ignorando la manovra che stava per essere ordita a suo danno, accettò di accudire il fratellastro cucinandogli un piatto di frittelle che lo potessero rimettere in forza. Lasciamo a questo punto la parola all’autore biblico nel capitolo 13 del Secondo Libro di Samuele: «Mentre stava porgendogli il cibo, Amnon afferrò Tamar e le disse: Vieni, giaci con me, sorella mia! Ma lei replicò: No fratello mio, non farmi violenza! Questo non si fa in Israele: non commettere quest’infamia!... Ma egli non volle ascoltarla: era più forte di lei e la violentò, giacendo con lei».
Il narratore è, poi, molto efficace anche a livello psicologico perché segnala un dato non raro: lo stupratore, soddisfatta la sua voglia brutale, da amante appassionato si trasforma in un feroce aguzzino. Dopo la violenza «Amnon concepì verso di lei un odio grandissimo: l’odio verso di lei fu più grande dell’amore con cui l’aveva amata prima. Le ordinò: Alzati! Vattene!». Di fronte alle proteste della donna, egli chiamò il suo domestico e gli impose di cacciare Tamar. La ragazza aveva un fratello, figlio della stessa madre, Ma’aka, principessa originaria di un piccolo regno arameo a est del Lago di Tiberiade.
Il suo nome era Assalonne. La sorella in lacrime gli aveva raccontato il suo dramma ed egli non aveva avuto pace fino a quando era riuscito, attraverso uno stratagemma, a uccidere il violentatore. Così, a delitto si aggiungeva delitto, e la famiglia del re Davide veniva scossa da una bufera interna che presto avrebbe avuto uno sbocco imprevisto.
È ciò che abbiamo avuto occasione di descrivere quando abbiamo seguito la vicenda di questo giovane veemente, intelligente, bello ma anche duro e ribelle. Infatti da quello stupro e dalle sue conseguenze, le relazioni di Assalonne con suo padre Davide si inasprirono e progressivamente dentro di lui fiorì il progetto di un colpo di Stato contro il padre. Una storia che abbiamo appunto già narrato con il suo strascico di violenza, di guerra e con la tragica fine del giovane: basta seguire il testo biblico – simile quasi alla sceneggiatura di un filmato – presente nei capitoli 14-19 del Secondo Libro di Samuele.
Uno scrittore americano, William Faulkner, nel romanzo Absalom! Absalom! (1936) ha ripreso in chiave moderna la vicenda con il protagonista Henry Sutpen che uccide il fratellastro che aveva insidiato sua sorella Giuditta, dando il via alla decadenza precipite della sua famiglia. Non c’è bisogno di ripetere quanto sia vergognosamente attuale la storia di Amnon e Tamar. Una storia reiterata nelle cronache quasi quotidiane delle infamie di ogni genere che vengono perpetrate nei confronti delle donne, dalle pressioni psicologiche alle percosse, dallo stupro fino all’atto estremo e mostruoso del femminicidio.
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