Perdono, dono di Dio....
C’è una storia sul perdono che mi piace ricordare.
La racconta Jorge Louis Borges nell’Elogio dell’ombra.
“Abele e Caino s’incontrarono dopo la morte di Abele.
Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano
[…] I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono
[…]. Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra
e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca chiese
che gli fosse perdonato il suo delitto.
Abele rispose: ‘Tu hai ucciso me, o io ho ucciso te? Non ricordo più:
stiamo qui insieme come prima’.
.....‘Ora so che mi hai perdonato davvero – disse Caino –
perché dimenticare è perdonare.
Anch’io cercherò di scordare.
Abele disse lentamente: ‘È così. Finché dura il rimorso dura la colpa’”.
Il perdono – questo insegna l’aneddoto – è l’unica cosa che
può pacificare un animo ferito,
che rinsalda il legame tra fratelli,
che estirpa dal cuore il male del rancore,
fonte di dolore per chi lo lascia macerare dentro di sé.
Abele infatti è sereno.
Non ricorda più.
Il perdono, al tempo stesso, è l’unica cosa che solleva
anche colui che vive il tormento del peccato.
Gli restituisce la gioia, lo fa sentire veramente amato,
nonostante il male fatto.
Purché lo si accolga fino in fondo, concedendolo anche a se stessi.
Caino infatti vuole scordare.
Il perdono dunque libera.
E insegna......
Diceva infatti Sant’Ambrogio:
“Quando domandi perdono per te,
allora è proprio quello il momento di ricordarti
che devi concederlo agli altri”.
E il momento migliore per capirlo è durante la Confessione,
quando si partecipa di quel grande insegnamento divino
che è la misericordia e che
nel Sacramento della Riconciliazione si sperimenta direttamente.
Allora si può capire davvero cosa significhi perdonare
e solo dopo si è pronti a fare altrettanto.
La Confessione apre le porte a tanta ricchezza.
È il sacramento della conversione a Gesù e al Vangelo,
è il sacramento della penitenza, che libera dal peso del peccato,
è il sacramento della riconciliazione con Dio e con i fratelli,
è il sacramento del perdono, che si ottiene e che si impara a concedere.
Questa esperienza va dunque portata nella vita di ogni giorno e concretizzata, chiedendo scusa per le offese fatte e dimenticando quelle ricevute,
anche se orribili.
Come testimonia, in questi giorni di persecuzioni, la comunità cattolica di Mosul, in Iraq.
“Come uomini stiamo male – ha dichiarato l’ausiliare caldeo di Bagdad –
ma come credenti in Dio cerchiamo di fare di tutto per seguirlo”,
che significa anche – attingendo dalla testimonianza evangelica
– che come credenti perdoniamo il male ricevuto.
di Gianni Epifani,
Sacerdote rogazionista, giornalista e regista
della Santa Messa di RaiUno
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