“Di me le dirò che io sono figlio del mio secolo,
figlio della miscredenza e del dubbio,
e non solo fino ad oggi,
ma tale resterò (lo so con certezza) fino alla tomba.
Quali terribili sofferenze mi è costata –
e mi costa tuttora – questa sete di credere,
che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima
quanto più forti appaiono gli argomenti a essi contrari!
Ciò nonostante Iddio mi manda sereno talora degli istanti
in cui mi sento perfettamente sereno;
in quegli istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri,
e appunto in quegli istanti io ho concepito un simbolo della fede,
un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo.
Questo Credo è molto semplice e suona così:
credere che non c’è nulla di più bello,
di più profondo,
di più simpatico,
di più ragionevole,
più virile e più perfetto di Cristo;
anzi non soltanto non c’è, ma addirittura,
con geloso amore mi dico che non ci può essere.
Non solo, ma arrivo a dire che
se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità
e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo,
ebbene io preferirei restare con Cristo
piuttosto che con la verità”
(F. Dostoevskij, Lettere sulla creatività)
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