Il 2015, apertosi in modo brusco con gli attentati terroristici 
di natura islamica a Parigi, non sarà certamente ricordato 
per le buone notizie di inizio anno.

Non esageriamo se affermiamo che, purtroppo, 
esiste anche un “terrorismo” di Stato 
perpetrato nel silenzio generale e diretto contro i più indifesi. 
Ancora una volta dall’Olanda ci giungono dati estremamente preoccupanti sull’eutanasia, 
in modo particolare su quella infantile. 

Una scioccante relazione della Royal Dutch Medical Association olandese 
ci informa infatti che ogni anno circa 650 bambini 
vengono uccisi tramite eutanasia. 
La motivazione più comune è che la possibilità di morte imminente 
del neonato possa causare sofferenze e depressione nei genitori. 

Per cui, invece di accoglierlo e accudirlo 
durante quelle poche ore di vita, 
lo si uccide subito!

Sono bambini che nascono con seri problemi fisici, 
bambini indesiderati, abbandonati nella rupe Tarpea olandese: 
secondo le decisioni mediche, si legge nel rapporto,
"l'iniezione letale è autorizzata se la morte è inevitabile 
e il periodo di sofferenza è prolungato, 
causando così gravi sofferenze per i genitori".

Una condanna a morte frutto della cultura dello scarto 
alla quale ci stiamo ormai assuefacendo.

L'Olanda è stato il primo paese al mondo 
a legalizzare l'eutanasia nel 2002. 
Dal 2005 i medici che praticano l'eutanasia sui minori 
non sono più perseguibili legalmente 
se l'eutanasia stessa viene praticata 
secondo le linee mediche del cosiddetto 
protocollo di Groningen. 

Secondo questo protocollo compilato nel 2004 
dal dottor Eduard Verhgane, 
"i dottori devono risparmiare ai parenti 
l'abominio di vedere morire nella sofferenza i propri figli".

Ma il vero abominio rimane l’omicidio premeditato 
di un figlio per volere di un genitore 
e tutto sotto la protezione legale di uno Stato “democratico”. 

Una domanda sorge perciò spontanea: 
oggi in Olanda, domani anche in Italia?......


di Samuele Maniscalco
Responsabile Campagna Generazione Voglio Vivere

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