La squadriglia che ha subito l’aggressione


Boy scout di Corbetta picchiati

dai bulli:

la trasferta choc a Novara

I ragazzini tra i 12 e i 15 anni medicati al pronto soccorso. Il deputato pd Prina, già sindaco del paese: «Temiamo che simili episodi si ripetano»


shadow
Aggrediti senza motivo. In strada, nel primo pomeriggio, di ritorno dalla messa della domenica delle Palme. Gli insulti, gli schiaffi in faccia e i calci allo stomaco. Poi un’ultima minaccia: «Se parlate vi veniamo a prendere». Vittima del pestaggio un gruppo di sette scout di Corbetta in «trasferta» a Novara. A colpire una banda di 5 o 6 bulli, poco più grandi di loro, e non ancora identificati. I genitori dei giovani, tra i 12 e i 15 anni, hanno denunciato l’aggressione ai carabinieri. E il padre di uno dei ragazzi, il deputato pd Francesco Prina ha scritto al sindaco e al questore di Novara per chiedere più sicurezza.
Tutto è accaduto intorno alle 14.30 di domenica scorsa, quando la «Squadriglia Volpi» del gruppo scout Agesci Corbetta 1, composta da sette ragazzi fra i 12 e i 15 anni, stava andando alla stazione per prendere il treno dopo aver partecipato insieme ad altri gruppi Scout ad un incontro all’ex Seminario Vescovile di via Monte San Gabriele. Nel parcheggio del supermercato Tigros, poco lontano dall’Arcivescovado, i ragazzi — con la divisa da Scout, lo zaino in spalla e un ramo d’ulivo in mano —, sono stati avvicinati dal gruppetto di giovani tra i 16 e i 18 anni. I «bulli» hanno iniziato a prendere in giro i ragazzi: «Fate gli scout? E da dove venite?», «Ah, da Corbetta. E dove l’avete lasciata la tenda?».
Battute poco originali, a cui gli Scout sono abituati, ma subito dopo i ragazzi si sono avvicinati e hanno iniziato a colpirli con pugni in faccia. Poi spintoni, ancora pugni e minacce: «Questo è il nostro territorio». Il caposquadriglia, un quindicenne, ha urlato: «Basta, lasciateci andare». E per risposta è stato gettato a terra e colpito ancora con calci e pugni. A quel punto, i ragazzi hanno lasciato gli zaini e si sono avvicinati per soccorrere l’amico. I bulli hanno continuato a picchiarli finché, qualche secondo dopo, si sono allontanati urlando: «Non dite niente o vi veniamo a prendere uno per uno».
A metterli in fuga, probabilmente, è stato l’arrivo di un autobus di linea diretto alla stazione. Autobus sul quale i ragazzi si sono subito rifugiati. Una volta in stazione, il gruppo di Scout è salito su un treno diretto a Corbetta, pensando solo a mettersi al sicuro senza chiedere aiuto o chiamare il 112. Una volta a casa, i ragazzi hanno immediatamente raccontato ai genitori l’aggressione subita. Sono stati tutti medicati e subito dimessi dal pronto soccorso dell’ospedale di Magenta: hanno abrasioni e ematomi al volto, sugli zigomi e sulle ginocchia, alcuni perdevano sangue dalla bocca o dal naso. Nessuno è in condizioni gravi.
La notizia dell’aggressione, però, s’è diffusa in fretta, anche perché una mamma ha pubblicato la fotografia dei ragazzi, sorridenti dopo la brutta avventura, e raccontato quanto successo su Facebook. Il deputato pd Francesco Prina, già sindaco di Corbetta, e padre di uno dei ragazzi feriti, ha scritto al sindaco di Novara Andrea Ballarè e al questore Gaetano Todaro per segnalare l’aggressione e chiedere provvedimenti. «Un fatto increscioso — scrive Prina —. Sono stati aggrediti senza motivo, ma solo perché in divisa Scout, con zaino e ramoscello d’ulivo in mano. Novara, negli anni, è sempre stata una città accogliente e mai abbiamo avuto problemi nei reciproci scambi di amicizia e fratellanza tra gruppi scout, non vorremmo che questi fenomeni di bande giovanili recassero ancora danno in futuro».
«Mio figlio dice che se chiude gli occhi si vede ancora di fronte le facce dei bulli»,racconta M. S., madre di uno degli Scout, che ieri ha sporto denuncia ai carabinieri insieme alle altre famiglie. «Denunciare questi atti è doveroso, perché questa banda potrebbe avere già aggredito altri ragazzi». Ma da dove nasce quel sorriso, postato su Facebook? «In pronto soccorso, seppur demoralizzati, i ragazzi si sono accorti di essere rimasti uniti. Nessuno è fuggito mentre gli altri erano in difficoltà. E quando i bulli hanno attaccato il primo di loro, che era rimasto indietro, gli altri lo hanno aiutato. È questo lo spirito degli scout: il grande che aiuta il piccolo, il forte il più debole». E allora, conclude la mamma «Al di là della rabbia, noi adulti dobbiamo riflettere su quello che manca a questi giovani, perché un adolescente provi gusto nel picchiare un altro senza motivo».

Commenti