Comunità Papa Giovanni XXIII
Joy da prostituta a donna libera a Bologna grazie a Faac
Joy (nome di fantasia), 26 anni, arriva a Bologna il 13 aprile, alle ore 14. Infila una mano nella borsa, ne estrae un foglietto spiegazzato. Compone un numero di telefono.
Andrea Distefano, della Comunità Papa Giovanni XXIII, è dall’altro capo della cornetta. Subito si accorda per raggiungerla. In un’ora è già da lei. Presto si attivano i volontari della Comunità; le trovano un posto letto nell’Help-center del Comune, che è un rifugio notturno sicuro.
Nicola Pirani a Bologna è il coordinatore delle attività contro la tratta per la Comunità, e spiega il retroscena: «A volte si tratta di una trappola, le sfruttatrici delle prostitute si fingono sfruttate e vengono da noi; in realtà stanno cercando le ragazze sfuggite dal racket, che avevano sotto la loro protezione e di cui noi siamo riusciti a far perdere le tracce. Ma, dopo tre colloqui in due giorni, Joy ci sembrava sincera».
Tutto l’impegno e il lavoro di Andrea, Nicola e della Comunità, che a Bologna va avanti da 20 anni, quest’anno sarà possibile anche grazie al sostegno dell’azienda Faac e al ricavato dalla vendita del suo Radiocomando del tifoso. Faac lo propone ai fans della squadra di calcio di seria A del Bologna FC, di cui è main sponsor, ma non solo. Perché tutto il ricavato della vendita sarà devoluto alle attività della Comunità contro la tratta delle donne proprio nella città di Bologna. Permetterà ai volontari di continuare ad uscire 4 volte alla settimana per incontrare lungo le strade della città le ragazze schiavizzate, offrire loro una via d’uscita e accoglierle nelle realtà della Comunità. Così come si fa in tutta Italia, dove sono 21 le “unità di strada” di volontari. A Bologna si fa rete: la Comunità lavora in convenzione con il Comune di Bologna, attraverso l'Istituzione per l'inclusione sociale "Don Paolo Serra Zanetti". Solo qui, sono circa 25 le ragazze che ogni anno si ribellano al loro sfruttamento e vengono accolte nelle case della Papa Giovanni.
È stato durante una di queste uscite che un'amica di Joy ha ricevuto il foglietto con il numero di telefono di Andrea. Andrea, parlando con Joy, ne ha raccolto la storia.
Era sbarcata in Sicilia, dopo un viaggio dalla Nigeria durato mesi, fra privazioni e violenze. «Devi andare a Parma», le hanno detto. Lì una donna le aveva rivelato che si sarebbe prostituita fino a saldare un debito di 35.000 euro.
«Ora con lei dovremo affrontare il lungo percorso della regolarizzazione e del rifacimento del passaporto», spiega il coordinatore Nicola Pirani. «Le avevano fatto un documento falso; per le autorità nigeriane Joy adesso non ha più il suo vero nome». Da venerdì scorso Joy ha iniziato il percorso di rinascita ed è entrata in una delle case protette, sparse su tutto il territorio nazionale, nelle quali i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII condividono la loro vita con le vittime di tratta.
«Ringraziamo la Faac Spa per il suo sostegno alle nostre unità di strada e alle realtà di accoglienza», ha commentato Giovanni Ramonda il giorno della presentazione alla stampa del Radiocomando del tifoso; il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII l’ha detto lo stesso giorno della liberazione di Joy.
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