Corea del Nord: pastore ucciso da spie nordcoreane
Un omicidio brutale, il pastore Han Choong Yeol è stato ucciso a colpi di ascia, un monito per chi aiuta i cristiani nordcoreani in territorio cinese.
Che sia chiaro ad ogni missione che opera in favore della martoriata chiesa clandestina nordcoreana: la pagherete cara! E’ questo il monito che giunge dal regime della Corea del Nord, capace di infiltrare in territorio cinese delle spie all’interno delle reti che aiutano i profughi nordcoreani in fuga, per colpire al cuore coloro che aiutano questi disperati in fuga dalla persecuzione, dalla tirannia e spesso dalla fame.
A Changbai, lato cinese della catena montuosa che segna il confine fra Corea del Nord e Cina, il pastore coreano-cinese Han Choong Yeol, guida di una chiesa di 600 membri, aiutava concretamente i profughi nordcoreani dando loro cibo, medicine, vestiti ed altri beni necessari per il loro ritorno in Corea del Nord. “Molti profughi nordcoreani portano con sé delle Bibbie quando rimpatriano. In Corea del Nord puoi farla franca pur avendo commesso un omicidio se hai dei buoni contatti nel governo. Tuttavia, se ti prendono con una Bibbia, non c’è modo di salvare la tua vita“, afferma un contatto nordcoreano (anonimo), riportando una realtà denunciata da anni da Porte Aperte. Difficile avere stime, ma tra i 200 e i 400 mila cristiani vivono la loro fede in clandestinità in Corea del Nord, secondo le nostre stime:tra i 50 e i 70 mila languono nei campi di prigionia. Kim Jong-un, leader di questa nazione, ha intensificato queste azioni persecutorie contro i cristiani. Porte Aperte è coinvolta nell’aiuto concreto a queste persone.
Il pastore Han ha lasciato la sua abitazione il 30 aprile 2016 intorno a mezzogiorno per non farci più ritorno. Verso le 20:00 il suo corpo è stato trovato privo di vita, ucciso a colpi di ascia e coltello. Più volte minacciato, con un ordine di rapimento che pendeva sul suo capo, il pastore Han ha continuato a condividere l’amore di Dio ai profughi, anche se a novembre 2014 un diacono della sua chiesa era stato rapito e mai più ritrovato. Il prezzo della fedeltà a Dio di questo umile servo è stato elevato. Muore a 49 anni, lasciando moglie, un figlio e una figlia, oltre che una chiesa di 600 membri.
Porte Aperte Italia
Che sia chiaro ad ogni missione che opera in favore della martoriata chiesa clandestina nordcoreana: la pagherete cara! E’ questo il monito che giunge dal regime della Corea del Nord, capace di infiltrare in territorio cinese delle spie all’interno delle reti che aiutano i profughi nordcoreani in fuga, per colpire al cuore coloro che aiutano questi disperati in fuga dalla persecuzione, dalla tirannia e spesso dalla fame.
A Changbai, lato cinese della catena montuosa che segna il confine fra Corea del Nord e Cina, il pastore coreano-cinese Han Choong Yeol, guida di una chiesa di 600 membri, aiutava concretamente i profughi nordcoreani dando loro cibo, medicine, vestiti ed altri beni necessari per il loro ritorno in Corea del Nord. “Molti profughi nordcoreani portano con sé delle Bibbie quando rimpatriano. In Corea del Nord puoi farla franca pur avendo commesso un omicidio se hai dei buoni contatti nel governo. Tuttavia, se ti prendono con una Bibbia, non c’è modo di salvare la tua vita“, afferma un contatto nordcoreano (anonimo), riportando una realtà denunciata da anni da Porte Aperte. Difficile avere stime, ma tra i 200 e i 400 mila cristiani vivono la loro fede in clandestinità in Corea del Nord, secondo le nostre stime:tra i 50 e i 70 mila languono nei campi di prigionia. Kim Jong-un, leader di questa nazione, ha intensificato queste azioni persecutorie contro i cristiani. Porte Aperte è coinvolta nell’aiuto concreto a queste persone.
Il pastore Han ha lasciato la sua abitazione il 30 aprile 2016 intorno a mezzogiorno per non farci più ritorno. Verso le 20:00 il suo corpo è stato trovato privo di vita, ucciso a colpi di ascia e coltello. Più volte minacciato, con un ordine di rapimento che pendeva sul suo capo, il pastore Han ha continuato a condividere l’amore di Dio ai profughi, anche se a novembre 2014 un diacono della sua chiesa era stato rapito e mai più ritrovato. Il prezzo della fedeltà a Dio di questo umile servo è stato elevato. Muore a 49 anni, lasciando moglie, un figlio e una figlia, oltre che una chiesa di 600 membri.
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