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Camaiore, la casa famiglia che accoglie i bambini senza futuro
Ubaldo e Maria rispondono alle richieste d'aiuto: "Se ti rende felice non ti pesa"
"Se sei felice di farlo non ti pesa". Detto così sembra semplice e invece è difficilissimo fare quello che fanno Ubaldo e Maria Dina. Loro sono quelli che rispondono a richieste d'aiuto di fronte alle quali gli altri tremano, o voltano la testa dall'altra parte. Nella loro casa accolgono i bambini malati che i genitori non vogliono o non possono seguire. Anche quelli nelle stesse condizioni della bambina ricoverata di recente al Meyer in stato vegetativo. Si fanno carico della malattia, del dolore e li portano nella loro casa famiglia dell'Associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Benzi.
La villetta di Camaiore è di 380 metri quadri e in questo momento ci abitano in 14. "Dunque. Ci siamo io mia moglie e i nostri 5 figli adottivi. Quattro stanno con noi da prima che avviassimo la casa famiglia, nel 2000. Uno è un ragazzo down nostro ospite da un po'. Poi ci sono due ragazzi maggiorenni, anche loro qui da anni". Ubaldo Santini è un geologo che ha mollato il lavoro per buttarsi in questa avventura. "Poi ci sono i cinque più piccoli. Un bimbo cinese in stato vegetativo, due fratellini con una tetraparesi, una bimba con una malattia gravissima, la sclerosi tuberosa, e un altro bimbo nato con una grave malformazione lasciato dai genitori in ospedale". Vivono tutti insieme, nelle 16 stanze della villetta, dove si cerca di andare a tavola tutti alla stessa ora, chi mangia la pasta, chi beve da una cannula, chi è alimentato artificialmente. "I nostri figli, ormai ventenni, ci danno una mano anche ad assistere i più piccoli - dice Ubaldo - Sono cresciuti qui, per loro è normale essere così tanti". I servizi sociali girano i fondi della Regione e dei Comuni direttamente all'associazione, che a sua volta dà alla casa famiglia il necessario per andare avanti. Tanti soldi vanno via per la spesa ma anche per la benzina. I bambini vanno accompagnati a scuola oppure al Meyer a fare i controlli. "Siamo anche disponibili a fare la "pronta accoglienza", cioè ci possono contattare 24 ore su 24 per darci bambini da sistemare per brevi periodi. Oddio, poi capita che i tempi si allunghino e invece di un mese restino più di un anno". Vicini e parenti danno una mano portando spese o vestiti, facendo donazioni.
In tutto sono una ventina i bambini passati dalla casa, qualcuno in affido, altri no. "Ci sono genitori che scompaiono e ai quali i figli vengono tolti e quindi non sanno neanche dove si trovano. Altri invece vengono qui a trovarli ogni tanto, la nostra casa è sempre aperta. Com'è emotivamente? - dice Ubaldo - Noi stiamo bene, anche perché siamo una coppia forte. Queste persone ti danno tantissimo, anche se certe volte è duro sopportare il grande dolore provocato dalla loro morte. È successo tre volte ed è stato difficilissimo anche per i nostri figli. Quei bambini che se ne sono andati ormai facevano parte della famiglia".
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