Angelica Edna Calò Livne è una donna con talenti fuori dal comune, che ha vissuto una vita fuori dal comune. 61 anni molto ben portati, a 20 ha lasciato Roma, dove è nata e cresciuta nel quartiere del Testaccio, per trasferirsi in Israele, dove ha svolto e svolge numerose attività: insegnante, educatrice, regista, scrittrice. Ha poi dato vita alla Fondazione Beresheet LaShalom – Un inizio per la pace, con sede in Alta Galilea. Questo impegno l’ha condotta fino alla candidatura al Nobel per la Pace nel 2006.
Qual è il segreto di Angelica? Un angelo che… parla romanesco. Tutti i capitoli della sua atipica biografia Memoria di un angelo custode. Un manuale per chi ha perso la speranza (Cantagalli), sono inframezzati dalle parole di questo compagno di viaggio – immaginario ma non troppo – che accompagna ogni passo della vita dell’autrice: la consola nelle difficoltà, sdrammatizza, le dà la forza di andare avanti, la mette a freno quando il suo iperattivismo prende il sopravvento.
Tra il serio e il faceto, tra ironia e commozione, scorrono dunque le straordinarie esperienze di un’ebrea che ha sempre cercato di vedere, tanto nella propria fede quanto nelle fedi diverse, degli strumenti per la pace e per l’amicizia universale.
Nella Roma di metà anni ’70, la Calò Livne ha percepito un’inquietudine che l’ha portata a stabilirsi nel paese dove affondano le radici della sua religione e la sua cultura. In Israele ha messo su famiglia, si è sposata, ha avuto quattro figli e si è dedicata anima e corpo all’insegnamento e alla formazione, vivendo in un kibbutz a pochi metri dal confine libanese. Poi da cosa nasce cosa e le attività educative di Angelica hanno assunto una dimensione sempre più grande.
Nel secondo capitolo, l’autrice racconta della sua partecipazione ad Amman, nel maggio 2014, al XVIII convegno internazionale Donne unite per raggiungere la pace in Medio Oriente nel mondo. Unica rappresentante israeliana, Angelica (Eden nel libro) ha l’occasione di conoscere donne del Kuwait, dell’Iran, della Siria, dello Yemen e di ogni continente. In quell’occasione incontra una signora libanese, che appresa la sua provenienza, sussulta: “Oh, my God, nel mio paese è vietato per legge parlare con gli israeliani!”. Poi, però, per uno scherzo del destino, le due donne finiscono l’una affianco all’altra a tavola e diventano amiche. La libanese prenderà le sue difese, al momento dell’entrata in scena di un’agguerrita rappresentante di Gaza che quasi le rinfaccia la mancanza d’acqua e di elettricità nella martoriata “Striscia”… L’episodio si risolverà per il meglio e il convegno si rivela un gran successo.
Nel tredicesimo capitolo c’è tutto l’orgoglio materno di Eden per il figlio che, durante un viaggio a Varsavia in commemorazione dell’Olocausto, ha riscoperto la tradizione del Kiddush, ovvero la santificazione del vino che gli ebrei osservanti celebrano ogni venerdì sera a tavola, con canti in ebraico.
In Memorie di un angelo custode non mancano passaggi di magone e di amarezza, come quando il pregiudizio dei potenti allontanano a forza Eden dall’affezionatissima amica palestinese Samar, volontaria in un orfanotrofio di Betania.
Chiave di tutto l’insolito libro è “curare se stessi per prendersi cura degli altri”, come suggerisce il titolo di un altro capitolo.
Nelle storie narrate da Angelica Edna Calò Livne, puntellate dai divertentissimi e acuti commenti dell’angelo, emerge anche tutta la forza delle donne, il loro istinto di ‘maternità universale’ e la non utopica chance per una “solidarietà al femminile” che può davvero cambiare in meglio il mondo.
Il volume, che gode della doppia prefazione di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, e di Giulio Meotti, inviato speciale del Foglio, è disponibile anche in versione audiolibro, scaricabile in mp3 dal sito www.edizionicantagalli.com, con l’autrice nella parte dell’angelo custode e Armando Fabbri come voce narrante.
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