Imparare a fidarsi di Dio
A volte capita di seguire il Signore per tanti anni, per poi rendersi conto un giorno —che in fondo— non Lui stiamo seguendo, ma i nostri progetti. La fiducia in Lui cresce un passetto alla volta, passando dalla paura alla pazienza, lasciandoGli spazio e decidendosi per il Santo Viaggio.
Ieri sera sono rimasto per un po’ nel letto a pensare. Le giornate scorrono veloci e senza che me ne renda conto, una nuova vita è ormai iniziata. È dal 2002 che sono fuori e quasi 14 anni in giro per l’europa si sentono. Luoghi diversi, pensieri e modi di vivere a volte opposti a quelli che sto incontrando qui a Sant’Arcangelo, in questo piccolo (ma veramente piccolo e solitario) angolo di mondo. Eppure in tutto questo, c’è un filo conduttore, una linea guida. Mi ricordo cosa mi disse in uno dei nostri primi incontri fra Max. Mi risuona forte nel cuore:
Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. Sal 83,6
Perchè tutto questo camminare ha una meta, quando la meta è Lui, conoscere Lui, incontrare Lui. E non è certo un camminare alla cieca, o attraverso segni misteriosi. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv15,16) vuol dire che il nostro non è un Dio misterioso che non si vuole far trovare — al contrario — è Lui stesso a venirci incontro, a guidare i nostri passi, ad indicarci il cammino. Forse qualcuno, alzando il sopracciglio, sta pensando che non sia proprio così, che anzi (!), questo Dio è un Dio oscuro che utilizza una lingua difficile o che sicuramente non parla il mio linguaggio molto bene… beh, anche io la pensavo certamente così.
IL SANTO VIAGGIO
Anche io ricordo giorni, settimane, mesi, ad arrovellarmi sulla famosa frase di S. Francesco “Signore cosa vuoi che io faccia!”. E … udite, udite … ho imparato che il punto non è tanto decifrare il Suo linguaggio, ma fermare quel continuo movimento del cuore —che è agitazione— per lasciarmi guidare come una semplice pecorella. Infatti ho sempre aspettato segni grandi, rivoluzioni, soluzioni facili e sopratutto risolutive. E quando le cose sembravano non andare, ho forzato la mano, cercando le miesoluzioni, o magari suggerendoGli la strategia migliore da prendere. Le pecore insegnano al pastore cosa fare … stiamo a posto!
L’ascolto per me è proprio iniziato così … abbandonando il campo. Accettando. Accogliendo. Mettendo da parte le mie strategie e lasciandomi prendere dalle Sue. Ecco cosa significa decidersi per il santo viaggio. Non è qualcosa in più da fare —mi sento male quando si dice perchè noi cristiani dobbiamo sforzarci— al contrario, per me è un fermarsi, come di fronte ad uno spettacolo meraviglioso della natura, un cielo stellato d’estate o un tramonto infuocato.
Stare li. Fermi. In ascolto.
Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. 1Re,12
E lì stava il Signore.
LA PAURA
Il punto però è che stare fermi è una sfida. Come quando a tavola giochiamo al gioco del silenzio … ehhh, perde chi parla per primo, e come è facile perdere! E per me in questi anni il nemico numero uno è sempre stata la paura: la paura di non farcela, la paura di non essere all’altezza, di fallire. E li giù ansia, preoccupazione, stress. E li giù a cercare soluzioni per uscire dal tunnel, per trovare lavoro, per capire come fare questo o quello. Certo, sempre cercando il Signore, ma con la riserva. Mi piace troppo quella storiella di un ragazzo che guidando scorge Gesù al bordo della strada. Appena lo vede subito frena, inchioda! Si avvicina a Gesù con la macchina e lo invita ad entrare: “dai monta!”. Ecco, io stavo così con il Signore. Lo facevo entrare nella mia vita, ma continuavo a guidare io. Gli chiedevo consiglio su dove andare, ma il volante lo tenevo io. Poi ho realizzato, che se incontri Gesù al bordo della strada, quello che c’è da fare è: accostare, scendere dall’auto, mettersi al lato del passagero e poi dire a Gesù: “beh ora guida tu”. Quanto tempo ci ho messo a capire questa cosa … quante battaglie inutili col Signore e con me stesso.
Una volta don Fabio Rosini mi regalò una frase illuminante: “Il contrario dell’amore non è l’odio… il contrario dell’amore è la paura”. Ed il nocciolo di questa perla è che di fronte alle scelte della vita è fondamentale farsi questa domanda: Per “cosa” stai prendendo questa decisione? Per paura di, o per amore di? Qui si gioca tutto. Ho preso decisioni per “paura di perdere il lavoro”, per “paura di perdere una relazione”. Ho sentito amiche andare a lavoro, non per necessità, ma perchè “non si sa mai”, perchè non si sa mai se con mio marito dura, “e poi che faccio se mi lascia?”. Studio, per paura di. Lacio perdere questo interesse, per paura di. Quante volte … solo opportunità e vita buttata.
Le scelte per paura ci affondano, ci allontanano dalla fiducia di un Dio che è Padre, e soprattutto ci impediscono di sperimentare la Sua paternità, la Sua Provvidenza. Se tu ti stai assicurando il necessario (ed il superfluo pure), come potrai mai sperimentare la bellezza di un Dio che è Padre. Padre di una paternità divina. Una paternità che non si avvicina nemmeno minimamente a quella del tuo padre terreno. Mettere il volante nella mani di Dio, vuol dire anche questo: scegliere per amore di. Continuare una relazione per amore, interromperla per amore, chiudere, aprire, camminare … per amore di. Anche quando la strada non è ovvia … soprattutto quando la strada non è ovvia!
LA PAZIENZA
Tutto questo non mi è stato ovvio per anni, perchè odio aspettare. La legge del Signore è scritta nel cuore, è quello di cui sentiamo la necessità anche senza saperlo. La nostra anima la riconosce ed il nostro corpo desidera rispondere. Ma tutto questo segue necessariamente i tempi di Dio e non i miei! Per anni ho cercato soluzioni, ed in questo errare in parte con il Signore ed in parte a testa mia, la bussola del mio cuore puntava verso quella Pace. Ma anche se la bussola punta verso la direzione giusta, per raggiungere il luogo d’arrivo a volte bisogna attraversare vallate e scalare montagne e forse … anche attraversare il mare! Sebbene la direzione sia quella, a volte la nostra rotta subisce delle deviazioni. A volte sono i nostri limiti, a volte è la forgia del Signore che ci fa diventare uomini.
Nell’attesa infatti, si forgia il nostro cuore nella fiducia in un Dio che ci vuole bene. Basta credere a questo per essere sulla strada giusta: si, è così semplice! Ricordo che in una omelia don Fabio disse: “Ti capita questo e quello. Le cose non vanno come vorresti, al contrario, tutto va storto! Ma fermati un momento e chiediti.. e se fosse una Grazia?”. Per andare dove non sai, devi passare per dove non sai … non si scappa! E se Dio sta permettendo qualcosa nella tua vita, c’è un motivo, c’è una Grazia da accogliere! Sta a te ora, lasciarti travolgere e stravolgere, o … opporre resistenza. Entrare nella Sua logica, o continuare con la tua. Nella pazienza di scalare montagne (apparentemente) senza senso, nello sperimentare il deserto della solitudine, il Signore ha scavato nel mio cuore: mi ha svuotato di me stesso, dei miei concetti, della mia giustizia. Ed una volta svuotato di me, sono stato pronto per accogliere Lui: la sua verità, la sua via, la sua giustizia.
RIMANERE CON IL CUORE APERTO
In questa pazienza sto imparando a fidarmi di Dio. Rimanendo con il cuore aperto di fronte alle difficoltà, domandandomi “e se fosse una Grazia?”. Rimanendo attaccato alla Parola, che mi ha insegnato la Sua volontà su di me e la mia famiglia. Incontrandolo nella preghiera quotidiana. Cercando di rimanere paziente di fronte agli ostacoli della vita, essendo coscente che il Signore sta scavando nel mio cuore.
Sto imparando a fidarmi di Lui resistendo alla paura, rimanendo paziente, e guardando in alto. Tutto questo ha un senso profondo, ne vale la pena, perchè il fine della vita è incontrarLo — il fine — è preparare l’anima per un incontro autentico con Lui.
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