«Erdogan ha ragione qualunque cosa dica». La Turchia è sempre più un sultanato
Leone Grotti
«L’Europa sta lanciando una crociata contro l’islam. Siano maledetti i valori europei e la loro propaganda terroristica». Queste frasi non sono state riprese dai filmati dello Stato islamico, nei quali i jihadisti minacciano l’Occidente, sgozzando, torturando e bruciando vivi prigionieri innocenti. È solo uno dei tanti slogan gridati dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, nel suo ultimo comizio a Sakarya.
«TEDESCHI NAZISTI». In questa città a 160 chilometri da Istanbul il sostegno per il presidente è totale. Qui il laico Ataturk non è visto come un eroe nazionale ed è il ritorno a una Turchia islamica promosso dal nuovo uomo forte del paese ad essere osannato. Gli applausi delle migliaia di persone accorse per ascoltarlo, riporta la Bbc, scrosciano ogni volta che alza il tono di voce. Cosa che succede in continuazione. Erdogan arriva da una settimana turbolenta, durante la quale ha accusato tedeschi e olandesi di essere «nazisti» e «fascisti». Tutti sono d’accordo.
«ERDOGAN HA SEMPRE RAGIONE». «Anch’io condanno Germania e Olanda», dice una sostenitrice di Erdogan. «Qualunque cosa dica, ha ragione. Su tutto. Anche quando sembra sbagliare, è solo perché lui sa qualcosa che noi ancora non conosciamo. Dove saremmo se lui non ci fosse?». Giustamente, l’inviato della Bbc nota che qui la predilezione per Erdogan sfiora «la riverenza che si deve a un Dio».
NUOVO SULTANO. Il comizio fa parte della campagna del presidente, che dovrebbe essere super partes in Turchia, per la vittoria del sì al referendum costituzionale del 16 aprile. Così il paese verrà trasformato in una repubblica presidenziale e il leader islamista potrà diventare un vero e proprio sultano. Solo nell’ultima settimana oltre 2 mila persone sono state per presunti legami con il colpo di Stato fallito di luglio o con l’arcinemico di Erdogan, Fetullah Gulen. Da allora più di 40 mila persone sono state detenute e oltre 100 mila sospese dall’esercito, dalle cariche pubbliche e private.
«DISPOTISMO OTTOMANO». Ci sono altri segnali inquietanti della trasformazione della Turchia da democrazia laica a regime autoritario islamico. Nei giorni scorsi il Consiglio ecclesiastico della Chiesa armena in Turchia si è riunito per eleggere il luogotenente del patriarcato armeno di Istanbul che dovrà gestire il processo di scelta del nuovo patriarca. La consultazione è stata vinta dall’arcivescovo Karekin Bekdjian, che ha superato l’arcivescovo Aram Ateshian, giudicato dagli armeni troppo vicino a Erdogan e al suo partito. Pochi minuti dopo l’elezione, scrive AsiaNews, il governatore di Istanbul ha dichiarato «legalmente impossibile» il procedimento di elezione del nuovo patriarca perché «potrebbe causare disturbo e divisioni all’interno della società». L’obiettivo sarebbe quello di mantenere al potere l’attuale vicario del patriarca, il vescovo “amico” Ateshian. Per l’agenzia del Pime, si tratta di una mossa degna del «dispotismo oscurantista dell’Impero ottomano».
Foto Ansa/Ap
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