Ibrahim Metwally Hegazy, 53 anni, è un avvocato dell'ECRF ( Egyptian Commission for Rights and Freedoms), l'organizzazione che rappresenta legalmente la famiglia di Giulio Regeni in Egitto.
Domenica 10 settembre, Ibrahim è stato sequestrato presso l'aeroporto internazionale del Cairo mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto a Ginevra, dove avrebbe dovuto presentare un dossier sulla situazione dei diritti umani in Egitto presso il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate (WGEID).
Per due lunghissimi giorni nessuno ha potuto avere sue notizie.
Martedì 12 settembre, Ibrahim è "ricomparso" in un tribunale della zona orientale del Cairo: senza alcuna assistenza legale e senza aver potuto comunicare con l'esterno, è stato accusato di "cospirazione con soggetti stranieri, al fine di minare la sicurezza dello Stato" e quindi sottoposto ad interrogatorio da parte della polizia egiziana.
Il suo arresto illegale e la sua attuale detenzione nel carcere di massima sicurezza di Tora/Scorpion sono soltanto le ultime e più spudorate risposte criminali del regime di Abdel Fattah Al Sisi alla folle decisione del governo italiano di reinsediare al Cairo l'ambasciatore Giampaolo Cantini.
Dal 14 agosto, infatti, giorno in cui il nostro esecutivo ha ufficializzato tale decisione, la repressione dell'ex generale golpista contro tutti i suoi oppositori interni ha ripreso vigore. Ma il blocco e l'oscuramento di oltre 400 siti Internet legati ad organizzazioni per i diritti umani non bastavano: bisognava lanciare un messaggio più forte ed inequivocabile, un vero e proprio schiaffo contro tutti quanti nel mondo stanno reclamando verità e giustizia per la morte di Giulio Regeni. E bisognava farlo in nome dell'impunità data dalla "normalizzazione" dei rapporti diplomatici.
Esattamente come accadde nell'aprile del 2016, quando al ritiro dell'ambasciatore italiano seguì immediatamente come ritorsione l'arresto del rappresentante dell'ECRF Ahmed Abdallah, anche oggi l'arroganza mafiosa del governo egiziano si accompagna alla sostanziale complice inerzia di quello italiano - capace di sacrificare qualsiasi forma di dignità e di rispetto sull'altare del profitto.
Ci rivolgiamo, quindi, al Ministro degli Esteri Alfano, che a più riprese, dal 14 agosto scorso, ha ribadito come il ritorno del nostro ambasciatore al Cairo sia orientato a fare piena luce sul sequestro e sull'omicidio di Giulio Regeni.
E' precisa responsabilità del nostro governo e delle nostre sedi diplomatiche tutelare e difendere i rappresentanti legali della famiglia Regeni in Egitto; garantire loro il diritto ad esercitare il mandato affidatogli senza dover subire minacce, ricatti, intimidazioni di ogni genere. E' quindi dovere del nostro Ministro degli Esteri e del nostro nuovo Ambasciatore al Cairo chiedere esplicitamente la libertà per Ibrahim Metwally Hegazy, denunciando il carattere ritorsivo del suo sequestro e del suo arresto.
Ci rivolgiamo altresì all'Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza dell'Unione Europea, Federica Mogherini, che ha ripetutamente ribadito la propria vicinanza alla famiglia Regeni ed il suo impegno per il perseguimento della verità.
Il 10 marzo 2016 l'assemblea di Strasburgo ha votato la Risoluzione 2608/16 denominata "Risoluzione comune sull'Egitto ed in particolare il caso di Giulio Regeni" nella quale al punto 5 si legge che il Parlamento Europeo "esprime preoccupazione per le continue vessazioni subite dalla Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF) a causa del ruolo che avrebbe svolto nella campagna "Stop alle Sparizioni Forzate" in Egitto".
Riteniamo sia compito dell'Alto Rappresentante far rispettare quella Risoluzione in tutti i suoi passaggi, rammentandone i contenuti a ciascun membro dell'UE e facendo in modo che il sequestro di Ibrahim Metwally Hagazy - per le modalità ed il momento in cui è avvenuto - possa essere oggetto di un intervento sanzionatorio (anche da parte delle Nazioni Unite) nei confronti dell'Egitto.
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