AGGIUNGERE NULLA.....
Le indicazioni con cui il Signore Gesù trasforma i discepoli in apostoli,
partecipando loro la forza e il potere del regno di Dio,
sembrano finalizzate più a rimuovere ostacoli
che non a precisare strategie e contenuti per una proficua evangelizzazione.
Sembrano intenzionate a togliere piuttosto che ad aggiungere.
«Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane,
né denaro, e non portatevi due tuniche (Lc 9,3)
Per poter scacciare demòni e guarire malattie
i discepoli hanno bisogno di un’unica condizione favorevole:
una completa libertà del cuore,
visibile nella forma esteriore di una povertà
che dice l’intensità e la qualità di un affidamento a Dio
e alla sua Provvidenza.
Una specie di distacco dalle circostanze esteriori,
che si manifesta proprio quando non si aprono
le porte dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città
e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro (9,5)
Né indignati, né rassegnati, gli apostoli sono chiamati a sperimentare
la doppia gioia di non avere altro da donare se non se stessi.
E a essere così liberi da aspettative e ansie da prestazione
da poter annunciare in ogni situazione la buona notizia
che l’amore di Dio non si lascia condizionare dai nostri umori.
Perché il male è neutralizzato quando incontriamo umanità
sottratte all’incantesimo del successo,
dall’affermazione personale e del godimento a ogni costo.
Quando riceviamo la testimonianza che la realtà può essere affrontata a mani nude.
Perché essa non contiene alcuna minaccia.
Anzi, è il solo luogo dove cresce il Regno.
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio,
ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni (9,6)
In altre parole — quelle dell’antica sapienza d’Israele —
i discepoli devono imparare quanta verità e vita c’è nel rinunciare
a chiedere a Dio di aggiungere portate alla nostra mensa.
Per accontentarci di scoprire e gustare quel pezzo di pane
che sempre c’è e che basta al giorno.
Quella misura adeguata che ci impedisce
di diventare idealisti mediocri e frustrati,
ma appassionati protagonisti del quotidiano.
Felici di poter ricordare che alla realtà non manca nulla.
Altrimenti Dio avrebbe già provveduto.
Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia:
tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza,
ma fammi avere il mio pezzo di pane (Pr 30,7-8)
Le indicazioni con cui il Signore Gesù trasforma i discepoli in apostoli,
partecipando loro la forza e il potere del regno di Dio,
sembrano finalizzate più a rimuovere ostacoli
che non a precisare strategie e contenuti per una proficua evangelizzazione.
Sembrano intenzionate a togliere piuttosto che ad aggiungere.
«Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane,
né denaro, e non portatevi due tuniche (Lc 9,3)
Per poter scacciare demòni e guarire malattie
i discepoli hanno bisogno di un’unica condizione favorevole:
una completa libertà del cuore,
visibile nella forma esteriore di una povertà
che dice l’intensità e la qualità di un affidamento a Dio
e alla sua Provvidenza.
Una specie di distacco dalle circostanze esteriori,
che si manifesta proprio quando non si aprono
le porte dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città
e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro (9,5)
Né indignati, né rassegnati, gli apostoli sono chiamati a sperimentare
la doppia gioia di non avere altro da donare se non se stessi.
E a essere così liberi da aspettative e ansie da prestazione
da poter annunciare in ogni situazione la buona notizia
che l’amore di Dio non si lascia condizionare dai nostri umori.
Perché il male è neutralizzato quando incontriamo umanità
sottratte all’incantesimo del successo,
dall’affermazione personale e del godimento a ogni costo.
Quando riceviamo la testimonianza che la realtà può essere affrontata a mani nude.
Perché essa non contiene alcuna minaccia.
Anzi, è il solo luogo dove cresce il Regno.
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio,
ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni (9,6)
In altre parole — quelle dell’antica sapienza d’Israele —
i discepoli devono imparare quanta verità e vita c’è nel rinunciare
a chiedere a Dio di aggiungere portate alla nostra mensa.
Per accontentarci di scoprire e gustare quel pezzo di pane
che sempre c’è e che basta al giorno.
Quella misura adeguata che ci impedisce
di diventare idealisti mediocri e frustrati,
ma appassionati protagonisti del quotidiano.
Felici di poter ricordare che alla realtà non manca nulla.
Altrimenti Dio avrebbe già provveduto.
Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia:
tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza,
ma fammi avere il mio pezzo di pane (Pr 30,7-8)
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